Le condizioni per una politica di vicinato nell'enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI

AuthorAdriana Chirico
Pages155-170
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ADRIANA CHIRICO
LE CONDIZIONI PER UNA POLITICA DI VICINATO
NELL’ENCICLICA CARITAS IN VERITATE
DI BENEDETTO XVI
ABSTRACT
Benedict XVI’s social encyclical Caritas in Veritate has a particular interest and a reason
of study because it imposes the basic guidelines of the papal way of thinking on the rela-
tionship among human rights, market economy, international financial mechanisms and
the role of ethical and religious nature as a policy to achieve an economic development
based on principles of justice.
After the systematic criticism of soviet-style communist model contained in John Paul II’s
encyclical Centesimus Annus, now his successor Benedict XVI states that market econ-
omy does not correspond with capitalism. It is possible to be inside the market even with
social enterprises, third sector, cooperatives and other economic enterprises that do not
consider the profit as the only parameter of market economy.
Benedict XVI proposes again caritas category as hermeneutic and operative standard for
an economic general rule based on social justice and law, that sets up a serious social and
legal ground of challenge to the aggressive and unruly neoliberalism that prevails, for ex-
ample, in the Asian economy areas.
The principles of solidarity and subsidiarity originated from caritas and being part of the
Social Doctrine of the Church are turned to lead, resolutely on a pure legal order, the in-
ternational behaviors and the social policies of the States.
Nella enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI pur non compa-
rendo mai, nella esposizione dottrinale, il sintagma “politica di vicinato”,
nella sostanza vengono delineati precisi presupposti per una corretta pras-
si relazionale tra gli Stati. Essi appaiono come un eccellente contributo
all’approfondimento normativo, economico e religioso dei principi della
politica europea di vicinato, che sembra così arricchita di nuovi contenuti
epistemici, che ne valorizzano la funzione di incremento della strategia
europea di sicurezza attraverso la via dello sviluppo sociale e relazionale
tra i popoli.
L’enciclica riveste particolare interesse e motivo di studio perché
detta le linee di fondo del pensiero della Chiesa sul rapporto tra diritti
umani, economia di mercato, meccanismi finanziari internazionali e ruolo
della dimensione etica e religiosa come forza normativa per il consegui-
mento della sviluppo economico basato su principi di giustizia. A questo
scopo assume rilevanza anche il Motu Proprio di Benedetto XVI del 30
dicembre 2010, con il quale viene eretta l’Autorità di Informazione Fi-
nanziaria (AIF), con compiti in materia di prevenzione e contrasto del ri-
ciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terro-
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rismo (art. 1, §1); al successivo §2 viene precisato che l’AIF è Istituzione
collegata con la Santa Sede a norma degli articoli 186,190, 191 della Costitu-
zione Pastor Bonus. Con queste nuove disposizioni la Santa Sede rende la
sua finanza più trasparente e offre il suo contributo al contrasto delle attività
internazionali illecite, che sono un autentico macigno al consolidarsi di profi-
cue relazioni di vicinato.
Dopo la critica sistematica del modello comunista di tipo sovietico
contenuta nell’enciclica Centesimus annus di Giovanni Paolo II, ora il
successore di questi afferma che l’economia di mercato non coincide con
il capitalismo. Si può stare nel mercato anche con imprese sociali, del ter-
zo settore, cooperative e altre intraprese economiche che non considerano
il profitto come unico parametro per l’economia di mercato. E ripropone
ancora la categoria della Caritas come criterio ermeneutico e operativo
per una prassi economica fondata sulla giustizia sociale e sul diritto, che
costituisce un serio terreno sociale e normativo di sfida al neoliberismo
aggressivo e senza regole che domina, per esempio, nelle aree della new
economy asiatica, poiché “i principi di solidarietà e sussidiarietà da questa
derivati e facenti parte della dottrina sociale della Chiesa, sono diretti ad
orientare con decisione su un piano di ordine squisitamente giuridico i
comportamenti internazionali e le politiche sociali degli Stati”1.
L’intero capitolo quinto del documento pontificio, nn. 53-67, è dedi-
cato al tema della collaborazione della famiglia umana e l’intera tratta-
zione ruota intorno al concetto chiave di “relazione”, che viene declinato
nei suoi fondamenti teologici, giuridici, economici e sociali. Scrive Be-
nedetto XVI (n. 54): “Il tema dello sviluppo coincide con quello del-
l’inclusione relazionale di tutte le persone e di tutti i popoli nell’unica
comunità della famiglia umana, che si costruisce nella solidarietà sulla
base dei fondamentali valori della giustizia e della pace”. Nel testo
l’argomento non viene presentato come un principio apodittico, ma con-
segue da una linea argomentativa che parte dalla considerazione (n. 53)
che “oggi l’umanità appare molto più interattiva di ieri: questa maggiore
vicinanza si deve trasformare in vera comunione”. Quindi il Papa aggiun-
ge: “Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di es-
sere una sola famiglia, che collabora in vera comunione ed è costituita da
soggetti che non vivono semplicemente l’uno accanto all’altro”. Per con-
seguenza, così ragiona l’enciclica allo stesso n. 53, “affinché l’integra-
zione avvenga nel segno della solidarietà piuttosto che della marginaliz-
zazione” occorre “un approfondimento critico e valoriale della categoria
della relazione”. In questo senso il modello paradigmatico che propone il
1 F. VECCHI, Sul valore universale della “caritas” nei sistemi economici neoliberisti
emergenti, tra vecchie e nuove povertà, in J. MINAMBRES (a cura di), Diritto canonico e
servizio della carità, Giuffrè, Milano 2008, p. 497.

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