La neutralità fiscale nel finanziamento delle società. Il caso spagnolo.

AuthorCésar García Novoa
PositionProfessore di Diritto Tributario presso l?Universtià di Santiago de Compostela (Spagna).
Pages1-35
Studi Tributari Europei 1/2010
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La neutralità fiscale nel finanziamento delle società.
Il caso spagnolo.
César García Novoa
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1. Il principio di neutralità
La globalizzazione ha richiesto agli operatori economici, sia pubblici sia
privati, una revisione delle proprie strategie e dei propri comportamenti. Ha
osservato Vallejo Chamorro-Gutierrez Lousa
2
che “nel settore pubblico, i
pubblici poteri hanno dovuto riformulare tanto le finalità politiche da
perseguire, quanto gli strumenti da utilizzare per conseguirle. In questo
modo, sono state abbandonate le posizioni interventiste che giustificavano il
ricorso da parte dello Stato a tutti gli strumenti di politica monetaria e
fiscale a sua disposizione per intervenire sul funzionamento del mercato; il
principio di redistribuzione e intervento dei pubblici poteri si è imposto come
conseguenza della maggiore autonomia del funzionamento dell’economia. I
pubblici poteri hanno dovuto, pertanto, accettare l’idea che la loro azione si
deve orientare alla realizzazione di un’economia efficiente, e in vista di
questo obiettivo, deve porre in essere politiche neutrali”. Neutralità significa
assenza di interferenze del sistema fiscale nell’adozione delle decisioni degli
operatori economici, relativamente, ad esempio, all’allocazione dei propri
risparmi o alla scelta delle forme di previdenza privata.
E in questi ultimi anni la neutralità si sta affermando come vero e proprio
principio in campo tributario: si tratta del principio di neutralità fiscale. Esso
trae origine dalla teoria della “neutralità distributiva” formulata da J. Stuart
Mill, secondo la quale l’imposizione non deve alterare la situazione
economico-finanziaria relativa dei contribuenti, il che concretamente
1 L’autore è professore di Diritto Tributario presso l’Universtià di Santiago de Compostela
(Spagna). Traduzione italiana a cura di Cristiana Bottazzi, dottoranda in Diritto Tributario
Europeo presso l’Università di Bologna.
2 J.M., VALLEJO CHAMORRO-M., GUTIERREZ LOUSA, Los Convenios para evitar la doble
imposición: análisis de sus ventajas e inconvenientes, Instituto de Estudios Fiscales,
Documento nº 6, 2002, pp. 14-15.
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significa, come ha osservato Neumark, che le imposte non devono
provocare distorsioni della concorrenza, essendo il principio di neutralità un
istituto “essenzialmente trascendente rispetto all’ordine economico”.
Secondo Neumark, la neutralità va correttamente interpretata come una
tendenza della politica fiscale a non influenzare i meccanismi concorrenziali
nel mercato, in una situazione di concorrenza quasi perfetta, che si verifica
soltanto nell’ipotesi di un ordinamento che assuma le libertà economiche
come valori meritevoli di protezione giuridica
3
.
In questo senso, il principio di neutrali riveste un’importanza particolare
nei settori dell’ordinamento in cui la libertà dell’agire economico è un valore
fondamentale, che verrebbe ostacolato dall’applicazione di determinate
forme di imposizione, soprattutto per quanto attiene alle scelte relative alla
localizzazione degli investimenti
4
. Il principio di neutralità è particolarmente
rilevante ai fini del diritto comunitario, che è un ordinamento fondato sulla
tutela delle quattro libertà economiche fondamentali – la libera circolazione
dei lavoratori (sancita dall’art. 39 del Trattato istitutivo della Comunità
Economica Europea Trattato CE nella numerazione successiva al
Trattato di Amsterdam), il diritto di stabilimento (art. 48), la libera
circolazione dei servizi (art. 49) e la libera circolazione dei capitali (art.
56)
5
.
2. La neutralità nel diritto comunitario
La neutralità, tuttavia, non è propriamente un principio del diritto
comunitario. E’ piuttosto un criterio generale che svolge una funzione
interpretativa, e viene in rilievo solo rispetto ad alcuni settori della
normativa comunitaria, principalmente due. In primo luogo, con riferimento
alle operazioni di ristrutturazione, il preambolo alla Direttiva 90/434/1990
6
3
F., NEUMARK, Principios de la imposición, IEF, Madrid, 1974, pp 316 and 317.
4
LOPEZ ESPADAFOR, C.M., Fiscalidad internacional y territorialidad del tributo, Monografía,
MC Graw Hill, Madrid, 1995, 173.
5
Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, come modificato dal Trattato di
Lisbona.
6
Direttiva 90/434/CEE del Consiglio, del 23 luglio 1990, relativa al regime fiscale comune da
applicare alle fusioni, alle scissioni, ai conferimenti d'attivo ed agli scambi d'azioni
concernenti società di Stati Membri diversi.
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afferma che “le fusioni, le scissioni, i conferimenti d'attivo e gli scambi
d'azioni che interessano società di Stati membri diversi possono essere
necessari per porre in essere nella Comunità condizioni analoghe a quelle di
un mercato interno e per garantire in tal modo l'instaurazione ed il buon
funzionamento del mercato comune; che tali operazioni non devono essere
ostacolate da restrizioni, svantaggi e distorsioni particolari derivanti dalle
disposizioni fiscali degli Stati membri”. E’ questa neutralità che ispira il
regime del cosiddetto riporto dell’imposizione, che la Direttiva 90/434/CE
pone quale principio fondamentale nella regolamentazione delle
ristrutturazioni di società
7
.
Tale Direttiva istituisce per le operazioni di ristrutturazione d’impresa un
regime fiscale opzionale vantaggioso per il contribuente, detto regime del
riporto, in base al quale vanno esenti da imposta le plusvalenze (intese
come differenza tra il valore reale degli elementi conferiti ed il loro valore
fiscale) generate in conseguenza del trasferimento di beni e diritti
nell’ambito di tali operazioni di ristrutturazione, considerandosi quindi gli
elementi conferiti al loro valore di mercato. Gli elementi patrimoniali
trasferiti conservano tuttavia il valore loro attribuito nella società
conferente, in modo che la tassazione delle plusvalenze è differita al
momento in cui esse siano effettivamente realizzate con la successiva
alienazione dei beni
8
. La Direttiva stabilisce un regola di continuità nei
valori, imponendo la continuità nei criteri di determinazione dei profitti e
consentendo agli Stati membri la facoltà di concedere alla società
beneficiaria dell’operazione l’assunzione delle perdite della società
conferente. Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 25 novembre
2009 è stata pubblicata la Direttiva 2009/133/CE del Consiglio del 19
ottobre 2009
9
, che introduce una riforma del regime fiscale di fusioni e
scissioni, affermando nel secondo considerando, sempre sulla stessa linea,
che “le fusioni, le scissioni, le scissioni parziali, i conferimenti d’attivo e gli
7
M., NAVARRO EGEA, Fiscalidad de la reestructuración empresarial, Marcial Pons, Madrid,
1997, pp. 138 e 139.
8
M.A. CAAMAÑO ANIDO., Comentarios al régimen jurídico de las operaciones de fusión
empresarial y figuras afines, in Estudios sobre el Impuesto de Sociedades, Yebra-García
Novoa-López Díaz, Ed. Comares, Granada, 1998, p. 342.
9
Direttiva 2009/133/CE del Consiglio, del 19 ottobre 2009, relativa al regime fiscale comune
da applicare alle fusioni, alle scissioni, alle scissioni parziali, ai conferimenti d’attivo ed agli
scambi d’azioni concernenti società di Stati membri diversi e al trasferimento della sede
sociale di una SE e di una SCE tra Stati membri.

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