La storia si ripete. Imperialismo e diritti umani in cinque film americani tra ?78 e '87

AuthorGiovanna Nocco
Pages797-807
797
GIOVANNA NOCCO
LA STORIA SI RIPETE. IMPERIALISMO E DIRITTI UMANI
IN CINQUE FILM AMERICANI TRA ‘78 E ‘87
The Deer Hunter, Apocalypse Now, Platoon, Full Metal Jacket e
Gardens of Stone: vecchi film, cinque film del secolo scorso. Ma tranne
coloro che hanno undici anni siamo tutti del secolo scorso. E non solo a-
nagraficamente. Ma per mentalità, per l’aria che respiriamo, per l’”ideo-
sfera” (R. Barthes) che ci contiene (compresi quelli dagli anni undici in
giù) e che per fortuna non è piattamente uniforme.
L’indicatore più sensibile è, per ogni epoca o fase storica, l’atteggia-
mento nei confronti della guerra. Orwell, da scrittore qual era, lo sapeva
bene e per caratterizzare la comunità di lavoro totalitaria da lui descritta
aveva inserito negli slogan in “Newspeak” (la lingua comunicativa, senza
sprechi semantici e senza ambivalenze): “la guerra è la pace”.
La guerra nel Vietnam ebbe una risonanza mondiale, che le guerre
oggi sparse qua e là sul pianeta certamente non hanno. Nei movimenti “li-
bertari” e non solo “pacifisti” negli Stati Uniti e in Europa divenne il riferi-
mento dell’opposizione a ogni guerra.
Nel 1975 il documento finale della conferenza di Helsinki conteneva
amplificato quel “ripudio” della guerra “recitato” da uno degli articoli
della Costituzione italiana, rifiutandola senza possibilità di giustificazione
come mezzo di soluzione di contrasti internazionali non solo tra gli stati
firmatari, tra cui, oltre a quelli europei, gli USA e l’URSS, ma anche nei
confronti di qualsiasi altro. Ma anche l’Atto finale di Helsinki divenne un
semplice elenco di “buone intenzioni”.
Le date di ciascuno dei cinque film (collocati tra 1978-1987) sono
indicative di un periodo storico in cui nel “senso comune” si guardava al-
la guerra come un incubo da cui ci si era per fortuna svegliati. In realtà si
stava ancora sognando e il vero risveglio fu segnato nel 1991 con la
“guerra del Golfo”, in cui si ritrovò l’occasione per ripristinare sotto la
bandiera dell’ONU e diffondere massmediaticamente la formula orwel-
liana “la pace è la guerra” traducendola in quella della guerra “giusta e
necessaria”. La guerra, da quel momento in avanti, diventò addirittura
mezzo per la difesa dei diritti umani: “guerra di polizia” per il ristabili-
mento dell’ordine mondiale”, “intervento umanitario” per l’esportazione
della democrazia, della libertà e della pace, e ciò tramite un personale ad-
detto e specializzato non meno di quello delle forze dell’ordine pubblico
o dei vigili del fuoco (formato per libera volontà – “volontariato”– solle-
citata, in un periodo di disoccupazione crescente, da una offerta di lavoro,

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