Gli anni ´90: il nesso forte fra costituzione e potenza civile

AuthorGiulia Maria Gallotta
Pages141-194
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CAPITOLO QUARTO
Gli anni ‘90:
il nesso forte fra costituzione e potenza civile
1. “Rifoluzioni” ad Est e conseguenze ad Ovest
Gli anni Novanta sono un decennio ricco di sfide e svi-
luppi per la Comunità europea, a partire dagli avvenimenti
che dalle elezioni in Polonia nel giugno 1989 all’apertura
da parte del governo ungherese della frontiera con l’Austria
nel luglio dello stesso anno, segnano le tappe delle «rifolu-
zioni»1 nei Paesi comunisti dell’Europa centrale ed orienta-
le, ossia dei processi pacifici che segnano il collasso dei re-
gimi sovietici e l’avvio di complessi processi di transizione
verso sistemi di democrazia politica e sviluppo di economie
di mercato. È la fine della divisione dell’Europa in due
blocchi contrapposti, simboleggiata dal crollo del muro di
Berlino nel novembre 1989.
Questi eventi sono troppo noti e sono stati oggetto di
molteplici analisi da parte degli studiosi perché sia il caso
di ripercorrerli qui. Quello che, invece, è importante sotto-
lineare è l’effetto che questi producono sullo sviluppo del
processo di integrazione e sulla sua proiezione all’esterno
dei suoi confini, soprattutto dopo che la dissoluzione del-
l’URSS nel 1991 segna la fine del confronto bipolare fra le
due superpotenze nucleari.
1 Il termine “rifoluzioni” è coniato da T. Garton Ash in un saggio
del 1989 per indicare la natura pacifica e riformatrice dei cambiamenti
in Europa dell’Est, che passano per vittorie delle opposizioni in proces-
si elettorali o rinnovi nei gruppi dirigenti dei rispettivi partiti comunisti,
e al tempo stesso la loro portata rivoluzionaria, in quanto generatori di
autentici rovesciamenti economici e politici. Cfr. T. Garton Ash, The
uses of Adversity: Essays on the Fate of Central and Eastern Europe,
Cambridge University Press, Cambridge 1989.
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La fine della solidarietà obbligata di blocco, la prospet-
tiva della riunificazione della Germania aprono nuovi sce-
nari e pongono importanti interrogativi: la Comunità euro-
pea, nata come elemento della strategia statunitense di con-
tenimento dell’influenza sovietica in Europa, sopravvivrà
alla scomparsa della minaccia che ne era, in un certo senso,
la ragion d’essere?2 La Repubblica federale di Germania,
che affronta da sola sia i costi dell’aiuto economico alla
Germania Est sia i negoziati con le potenze vincitrici della
seconda guerra mondiale sulle condizioni della propria riu-
nificazione, che ruolo svolgerà in Europa? Accetterà ancora
i vincoli del processo di integrazione o, pur continuando ad
esserne parte, sfrutterà il proprio ritrovato peso economico
e politico per costruire una propria zona di influenza nel-
l’Europa dell’Est? E ancora: riuscirà la piccola Comunità
dei Dodici a gestire la propria sicurezza ed i nuovi scenari
continentali a fronte della prospettiva di un graduale disim-
pegno statunitense?
Fra le risposte che vengono elaborate, e che spaziano
dalla proposta di una confederazione europea del Presidente
francese Mitterand all’Europa “dall’Atlantico agli Urali”
del Primo Ministro inglese Thatcher, quella più articolata e
foriera di concrete realizzazioni è quella formulata dal pre-
sidente della Commissione Delors nel discorso con il quale
presenta al Parlamento europeo il programma di lavoro del-
la sua istituzione per il 1990. Nota come “teoria dei cerchi
concentrici” questa delinea il quadro delle relazioni che la
Comunità dovrebbe instaurare con gli altri Paesi europei,
relazioni l’intensità delle quali è direttamente proporzionale
al grado di sviluppo economico e consolidamento democra-
tico di questi ultimi, e postula in modo chiaro l’esistenza di
2 L’ipotesi della dissoluzione della Comunità in seguito alla fine
del confronto bipolare, ed il conseguente ritorno dell’Europa ad un or-
dine multipolare instabile a causa della bassa presenza di deterrenti
atomici, è chiaramente formulata, ad esempio, da J.J. Mearsheimer,
Ritorno al futuro. L’instabilità in Europa dopo la guerra fredda, Anabasi,
Milano 1994 (ed. or. 1990).
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un legame di reciproca co-implicazione fra consolidamento
del processo di integrazione comunitario nel senso del suo
approfondimento e sviluppo di un’autonoma azione esterna
della Comunità.
Secondo Delors, «Il est désormais impossible de disso-
cier le rôle économique de la Communauté de son rôle poli-
tique...voilà pourquoi la Communauté doit changer de vi-
tesse en ce qui concerne la construction institutionnelle de
l’Europe...la Communauté et ses États membres...doivent
avoir la capacité d’influencer, de manière effective et con-
forme à leurs intérêts et à leur valeurs, le cours des choses
et l’architecture à venir de la Grande Europe...il nous faut
une armature institutionnelle qui résiste à toute épreuve»3.
In altre parole, all’aumento delle responsabilità della
CEE per la stabilità del continente europeo e alle crescenti
aspettative nei suoi confronti che provengono dall’esterno,
Delors propone di rispondere con sostanziosi passi in avanti
del processo di integrazione, che vadano nel senso della re-
alizzazione degli obiettivi dell’Atto Unico Europeo, della
creazione di un’unione economica e monetaria, già prospet-
tata dal Consiglio europeo di Madrid del giugno 1989, e di
un’unione politica che realizzi la vocazione federale della
Comunità. Ciò che è più interessante, nel suo discorso mu-
tamenti esterni e sviluppi interni sono inestricabilmente le-
gati: i primi richiedono i secondi e senza i secondi la CEE
non sarà in grado di affrontare i primi. In altre parole,
Delors stabilisce un nesso forte fra processo di costituziona-
lizzazione della Comunità e sviluppo della sua azione esterna,
fra due processi che, abbiamo visto, finora si sono sviluppa-
ti a partire dalle stesse spinte ma lungo percorsi paralleli.
Il mutato scenario internazionale postula questa con-
nessione, secondo Delors, come unico modo per dare alla
Comunità gli strumenti istituzionali e politici per affermare
3 Cfr. Jacques Delors présente le programme de la Commission et
dessine un profil de l’Europe de demain, in «Europe documents», n.
1592, 24 janvier 1990, pagg. 3-6.

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