Gli anni ´70: costituzione e potenza civile fra sovranazionalità e sovranità nazionali

AuthorGiulia Maria Gallotta
Pages35-84
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CAPITOLO SECONDO
Gli anni ‘70: costituzione e potenza civile
fra sovranazionalità e sovranità nazionali
1. Il Vertice de l’Aja ed il primo allargamento della
Comunità: un inizio promettente
Il vertice de l’Aja del 1 e 2 dicembre 1969 imprime
nuovo slancio al processo di integrazione comunitaria, in
fase di stallo a causa della ruvida condotta europea del ge-
nerale De Gaulle. Uscito di scena quest’ultimo, e grazie alla
convergenza di interessi fra la Francia del presidente Pom-
pidou, desideroso di far recuperare al suo Paese un ruolo
all’interno della Comunità, e la Repubblica federale tedesca
del cancelliere Brandt, impegnato nella costruzione di una po-
litica di apertura verso i Paesi comunisti dell’Europa centrale
ed orientale, il vertice adotta una serie di importanti decisioni,
passi in avanti del processo di integrazione che ne formeranno
l’ossatura degli sviluppi per tutto il decennio successivo1.
Per quanto concerne questa ricerca, sono essenzialmen-
te due quelle che meritano di essere sottolineate. La prima
riguarda la volontà, dichiarata dai capi di Stato e di governo
degli Stati membri, di proseguire sulla strada della realizza-
zione dell’«unificazione politica»2. Cosa concretamente
1 Le decisioni, che vengono adottate nel vertice de l’Aja, sono note
in letteratura come “trittico dell’Aja” dal momento che si articolano in-
torno a tre grandi assi: completare, ossia il completamento dell’unione
doganale, l’adozione del regolamento finanziario per la PAC e di risor-
se proprie della Comunità, in sostituzione dei contributi versati dagli
Stati membri; approfondire, ossia aprire la Comunità a nuovi sviluppi
del processo di integrazione, identificati con la creazione di un’unione
economica e monetaria, dell’unione politica e con l’elezione a suffragio
universale diretto del Parlamento europeo; allargare, ossia l’apertura di ne-
goziati per l’adesione del Regno Unito, dell’Irlanda, della Danimarca e del-
la Norvegia. Sul vertice de l’Aja cfr. P. Gerbet, La construction de l’Europe,
Imprimerie nationale Éditions, Paris 1994., pagg. 300-308.
2 Cfr. Il vertice de l’Aja. Comunicato finale della conferenza (2
dicembre 1969), in «Boll. CE», n. 1-1970, pag. 16.
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questa espressione voglia dire non è specificato nel comu-
nicato finale del vertice, un segno della diversità di opinioni
fra gli Stati membri a riguardo, ma è interessante il modo nel
quale questo obiettivo viene presentato. Il comunicato finale si
riferisce, infatti, alla volontà dei capi di Stato e di governo de-
gli Stati membri di «preparare le vie di un’Europa unita, ca-
pace di far fronte alle proprie responsabilità nel mondo di
domani e di portare un contributo consono alla propria tra-
dizione ed alla propria missione»3, tradizione e missione
che, a loro volta, sono identificate nella «funzione di pro-
muovere la distensione internazionale ed il ravvicinamento
fra tutti i popoli, e in primo luogo fra i popoli dell’intero
continente europeo…fonte inesauribile di sviluppo, di pro-
gresso e di cultura, nonché per l’equilibrio e per la difesa
della pace»4. La Comunità, dunque, afferma la consapevo-
lezza della propria identità, la propria volontà di raggiunge-
re forme più strette di integrazione e lega queste ultime al
ruolo che potenzialmente può svolgere nelle relazioni inter-
nazionali, delineandone i contenuti nei termini di un’azione
di pace e di equilibrio, rivolta non solo agli ex-nemici stori-
ci, Francia e Germania, ma a tutto il continente europeo,
coinvolgendo così i Paesi comunisti dell’Europa centrale ed
orientale, ed allargandola potenzialmente a tutto il mondo.
La volontà di sviluppare un’azione esterna di tipo pacifico è
strettamente legata alla volontà di proseguire nella realizza-
zione dell’unione politica; il rafforzamento interno della
Comunità viene, dunque, associato alla sua capacità di agire
sulla scena internazionale.
Benché nell’unico articolo sul vertice de l’Aja, pubbli-
cato sulle riviste esaminate, si faccia notare come «l’Europe
joue un role negligéable à l’échelle du monde dans sa divi-
sion actuelle»5 e come la stessa unione doganale appena
raggiunta sia segnata da debolezze amministrative impor-
tanti, è interessante sottolineare come nel prefigurare so-
3 Cfr. ibidem, pag. 12.
4 Cfr. ibidem.
5 Cfr. J.C. Deschamps, Après La Haye, in «Revue du Marché
commun», 1970, n. 130, pag. 74.
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stanziali passi in avanti del processo di integrazione verso
la realizzazione dell’unione politica, i capi di Stato e di go-
verno degli Stati membri della CEE leghino l’approfon-
dimento interno del processo di integrazione alla definizio-
ne di una sua azione esterna a tutela della pace e dei suoi
valori fondativi.
Questo legame fra sviluppo interno e sviluppo di un’azione
esterna trova un’ulteriore conferma nel rapporto Davignon
dell’ottobre 1970, redatto dal gruppo dei ministri degli
Esteri degli Stati membri, sulla base del mandato del vertice
de l’Aja di studiare le vie per proseguire verso l’unione politi-
ca6. Nel rapporto si legge che «c’est dans le domaine de la
concertation des politiques étrangères qu’il convient de faire
porter concrètement les premiers efforts pour manifester aux
yeux de tous que l’Europe a une vocation politique...et à don-
ner aux Européens une conscience plus vive de leur commune
responsabilité»7. Poco importa se la concertazione delle po-
litiche estere degli Stati membri darà vita alla cooperazione
politica europea (cpe), ossia un meccanismo di scambio rego-
lare di informazioni fra i ministri degli Esteri degli Stati mem-
bri su questioni di politica internazionale, senza alcun obbligo
di arrivare a posizioni condivise: la Comunità sembra pro-
vare a superare le proprie incertezze e a tradurre la consa-
pevolezza del proprio ruolo in primi passi verso la defini-
zione di un’azione esterna di tipo più spiccatamente politico.
La seconda decisione, adottata dal vertice de l’Aja che
merita di essere sottolineata, è quella concernente l’ade-
sione di Regno Unito, Danimarca, Irlanda e Norvegia alla
Comunità. L’adesione di un attore importante come il Regno
Unito, legato da stretti rapporti agli Stati Uniti e da una
fitta rete di relazioni alle proprie ex-colonie all’interno del
Commonwealth, ha come conseguenza l’aumento del peso
esterno della Comunità e della sua capacità di proiezione
strategica.
6 Cfr. Le rapport de Luxembourg (rapport Davignon), del 23/10/1970,
consultabile sul sito Internet http:\\www.elloposnet\politics\davignon.html
7 Cfr. ibidem, pag. 3.

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