La cittadinanza e le cittadinanze nel diritto internazionale

AuthorBenedetta Cuomo
Pages813-815

Page 813

Lina Panella

Napoli, Editoriale Scientifica, 2009, pp. 231

Al giorno d'oggi è corretto parlare di un "generico" diritto alla cittadinanza? O sarebbe più giusto affermare l'esistenza di un diritto "ad una cittadinanza" da concedersi non già dallo Stato nazionale di appartenenza ma, piuttosto, dallo Stato in cui l'individuo sceglie di stabilirsi e di lavorare? Limitando l'analisi della questione al solo diritto interno ed internazionale, con esplicita esclusione del sistema normativo dell'Unione europea, l'autrice si propone di dare una risposta a tale interrogativo soffermandosi innanzitutto sul concetto stesso di cittadinanza, al fine di definirne meglio gli attuali contenuti.

Nel primo capitolo, dopo aver tracciato le linee fondamentali dello sviluppo del concetto nella storia, l'autrice affronta il problema della rilevanza della qualificazione della cittadinanza nell'ordinamento internazionale al pari del diritto interno, rilevando come non si possa "(...) non riconoscere (...) che gli individui sono destinatari di alcuni obblighi discendenti dal diritto internazionale generale, oltre che titolari di talune posizioni giuridiche protette". Sotto tale profilo, rilevano, in particolare, i numerosi accordi internazionali che considerano gli individui alla stregua di titolari di interessi di natura sostanziale, quali ad esempio i trattati che aboliscono la schiavitù, quelli sulle minoranze, le convenzioni internazionali del lavoro e, ovviamente, i trattati sulla protezione dei diritti umani che perseguono lo scopo specifico di proteggere il soggetto nei confronti dello Stato, attribuendogli, sempre più frequentemente, un potere di azione individuale. Gli individui e i loro comportamenti sono, inoltre, presi in considerazione anche da alcuni atti delle organizzazioni internazionali nonché dal diritto consuetudinario. Tutto ciò in antitesi a quanto sostenuto dalla dottrina tradizionale secondo la quale, con specifico riferimento all'individuo, non avrebbe senso porsi il problema del riconoscimento dello status internazionale di cittadinanza, difettando l'individuo di soggettività sul piano internazionale.

Quanto poi alla questione relativa alla definizione della cittadinanza quale rapporto giuridico tra Stato e singoli individui ovvero quale status civitatis inteso come fonte di diritti e di doveri, l'autrice osserva che "i due corni del dilemma" non sono in realtà inconciliabili, essendo la questione puramente teorica. Page 814 Le...

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