Le religioni come 'competitors' nel mercato del credere

AuthorAntonio Fuccillo
Pages63-81
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ANTONIO FUCCILLO
LE RELIGIONI COME “COMPETITORS”
NEL MERCATO DEL CREDERE1
1. Introduzione: mercato globalizzato e fattore sociale
L’economia di mercato è contrassegnata da una esasperata competi-
tività che si traduce (metaforicamente) nella “guerra di tutti contro tutti” nel-
la produzione e nello scambio di beni e/o servizi, così come nel desiderio di
accedere ai medesimi2. Si conoscono ovviamente varie applicazioni pratiche
di tale sistema di relazioni economiche, più o meno (ne esistono, infatti, vari
modelli) aggressive ed esasperate, ed il loro distinguo è per lo più basato sul
grado di regolamentazione giuridica dei traffici commerciali.
Ad un mercato locale si è andato mano a mano sostituendo un mercato
globale attraverso quel fenomeno di riduzione degli spazi dell’azione econo-
mica dovuti all’informatizzazione ed alla riduzione delle distanze che si è soliti
individuare sinteticamente come “globalizzazione”.
In un contesto così articolato sembrano sempre più ridursi gli spazi
riservati al sociale, ovvero alle esigenze identificate come “civili” delle
popolazioni, e ciò è testimoniato dalla prevalenza degli indici di rileva-
zione economica su quelli, per l’appunto, che testimoniano il benessere
sociale. Si verifica una morbosa attenzione verso l’homo oeconomicus al
punto che concetti una volta estranei ai più diventano di dominio comune.
Chiunque oggigiorno parla di PIL , conosce i tassi cambio delle principali
valute e l’andamento dei mercati finanziari; chiunque, poi, diventa (grazie
all’informatica) un piccolo movimentatore finanziario, continuamente
sollecitato all’acquisto di prodotti (quote di fondi comuni di investimento
mobiliare, azioni, obbligazioni) dei quali non sempre comprende le carat-
teristiche e gli effetti sul proprio patrimonio.
È altrettanto noto, poi, come la società dei consumi spinga i soggetti ad
accedere a beni e/o servizi in quantità superiore ai propri bisogni stimolando
il personalismo di ciascuno verso una competizione dell’avere piuttosto che
dell’essere. Si potrebbe sintetizzare affermando che il binomio “esisto perché
possiedo” bene rappresenti l’idea condivisa nella nostra società dei con-
1 Il lavoro riproduce, con l’aggiunta delle note, il testo della relazione al X Interna-
tional Conference on human rights. Il lavoro è poi stato successivamente approfondito nel
mio I Mercanti nel Tempio: Diritto, economia e religione, ed. Giappichelli, Torino, 2011.
2 Per un approccio essenziale al difficile tema, cfr. C. BOFFITO, Mercato, in Enciclo-
pedia, vol. IX, Einaudi, Torino, 1980, p. 48 ss.
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sumi che il benessere si misuri (prevalentemente) attraverso il più diffuso
accesso alla maggiore quantità possibile di beni materiali.
In tempi più recenti, tuttavia, ha fatto il suo ingresso tra i parametri
di valutazione del “benessere” il “capitale sociale”, locuzione con la qua-
le si rappresenta una rinnovata attenzione verso quegli aspetti “immate-
riali che riguardano la società” che proprio dall’economia di mercato era-
no, in precedenza, stati radicalmente esclusi3.
Il dibattito sull’analisi sociale degli effetti della globalizzazione si
concentra in prevalenza verso cinque aree principali di ricerca che sono
state brillantemente riassunte avendo riguardo agli effetti puramente eco-
nomici prodotti dal fenomeno, quindi l’integrazione dei mercati globali,
gli effetti sulla distribuzione del reddito, gli effetti sulle decisioni di poli-
tica economica dei singoli stati. Sono stati altresì evidenziate (sempre
all’interno di tale schematizzazione) le conseguenze puramente politiche
sia sulla effettiva sovranità degli stati che sulle possibilità concrete di svi-
luppo di un governo internazionale. Un decisivo rilievo viene poi attribui-
to agli aspetti culturali del fenomeno che, correttamente, vengono eviden-
ziati anche per gli effetti economici che sono in grado di influenzare4.
Il diritto inteso come “sistema di regole” non può ovviamente rimanere
immune dagli effetti della globalizzazione economica5. Le conseguenze del
fenomeno, tuttavia, sotto il profilo giuridico appaiono meno caratterizzate da
estremismi innovatori, e sembrano mantenere i tratti distintivi delle comuni-
tà che hanno prodotto i singoli sistemi giuridici interessati.
La conseguenza nelle scienze giuridiche è che lo studio del fenomeno
è diventato di moda anche tra i giuristi e nel complesso si tratta di un ef-
fetto positivo sia per i contributi che si registrano nell’analisi delle conse-
guenze della globalizzazione economica sui singoli istituti del diritto, ov-
vero sulla loro applicazione concreta oltre che sulle modifiche normative
indotte dal fenomeno, sia per le possibili applicazioni alle esigenze del-
l’economia “globalizzata” delle fattispecie normative e dei paradigmi
giuridici rivolti al mondo produttivo.
Ancora una volta, tuttavia, occorre domandarsi se il “sociale” può
avere in tale sistema economico un suo autonomo ruolo che, in qualche
modo, indirizzi non solo le scelte di politica legislativa rivolte al mondo
dell’impresa ed in generale della produzione, ma anche l’accesso agli
3 A. QUADRIO CURZIO - G. MARSEGUERRA, Introduzione - Fiducia e solidarietà per
lo sviluppo della società, in AA.VV., Social capital and human development, Scheiwiller,
Milano, 2009, p. 20.
4 R. DORE, Globalizzazione(2) Aspetti economici, in Enciclopedia delle scienze so-
ciali, vol. IX, Treccani, Roma, 2001, p. 167.
5 P. GROSSI, Globalizzazione, diritto, scienza giuridica, in Foro it., 2002, V, c. 159 ss.;
F. GALGANO, Il riflesso giuridico della globalizzazione, in AA.VV., Studi in memoria di
Vincenzo Ernesto Cantelmo, Esi, Napoli, 2003, I, p. 791 ss.

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