La “comunitarizzazione” del diritto delle obbligazioni alimentari nella proposta di regolamento presentata dalla Commissione

AuthorGiovanni Pàstina
PositionDottore di ricerca in Diritto internazionale e dell’Unione europea nell’Università degli studi di Bari
Pages663-686

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@1. I motivi a fondamento dell’adozione di uno strumento comunitario in materia di obbligazioni alimentari

1. Nell’àmbito del processo di “comunitarizzazione” del diritto internazionale privato1, uno dei settori attualmente oggetto di attenzione da parte del legislatore comunitario è quello delle obbligazioni alimentari2. La creazione di un nuovo strumento comunitario in tale materia è reso necessario dalla esistenza di un quadro giuridico di riferimento estremamente frammentato il quale pregiu-Page 664dica, nell’Unione europea, la creazione di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia in cui venga garantita quella libera circolazione delle persone, essenziale per il buon funzionamento del mercato interno.

Tanto a livello comunitario, quanto a livello di diritto internazionale convenzionale, infatti, non si rinviene uno strumento volto a regolamentare la materia delle obbligazioni alimentari in tutti i suoi molteplici aspetti relativi sia alla individuazione del giudice competente che alla legge applicabile; ovvero al riconoscimento ed esecuzione delle sentenze straniere o, infine, alla esigenza della cooperazione.

Ed invero, attualmente, l’individuazione della legge applicabile è regolata dalla Convenzione dell’Aja del 24 ottobre 1956 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari verso i figli3 e dalla Convenzione dell’Aja del 2 ottobre 1973 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari4; il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni straniere sono oggetto della Convenzione dell’Aja del 15 aprile 1958, concernente il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia di obbligazioni alimentari verso i figli5 e della Convenzione dell’Aja del 2 ottobre 1973, concernente il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia di obbligazioni alimentari6; la cooperazione internazionale è disciplinata dalla Convenzione di New York del 20 giugno 1956 sull’esazione delle prestazioni alimentari all’estero, conclusa nel quadro dell’Organizzazione delle Nazioni Unite7.

A tali Convenzioni, di cui sono parti molti degli Stati membri dell’Unione europea, vanno aggiunti alcuni strumenti comunitari tesi a disciplinare singoliPage 665 aspetti delle obbligazioni alimentari. Ci si riferisce, in particolare, al regolamento 44/2001, concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale8 ed al regolamento 805/2004, che istituisce il titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati9. Il primo pone un criterio speciale di giurisdizione per la individuazione del giudice competente in materia di crediti alimentari10 e si applica altresì al riconoscimento delle sentenze emesse sulla materia, mentre il secondo istituisce una forma di riconoscimento automatico e di soppressione dell’exequatur, creando un titolo esecutivo europeo anche relativamente ai crediti alimentari non contestati11.

Risulta pertanto evidente come, fra gli Stati membri dell’Unione europea, il quadro normativo esistente sia insufficiente ed inidoneo a realizzare quella libera circolazione delle decisioni straniere in materia di obbligazioni alimentari, essenziale per la creazione di uno spazio giudiziario europeo. Sebbene, come si è avuto modo di constatare, sussistano norme uniformi relative alla competenza giurisdizionale e al riconoscimento ed esecuzione delle decisioni in materia di obbligazioni alimentari, non va dimenticato come la libera circolazione delle decisioni straniere venga inevitabilmente compromessa dalla mancanza di quella certezza del diritto che solo una armonizzazione delle norme di diritto internazionale privato sulla legge applicabile potrebbe garantire12. Va aggiunto che la situazione attuale può favorire il verificarsi di fenomeni di forum shopping dato che, proprio in ragione della differente regolamentazione normativa sussistente all’interno dei vari Stati membri dell’Unione europea, si potrebbe pervenire alla individuazione di diverse leggi applicabili ad uno stesso rapporto giuridico a seconda della giurisdizione adita.

L’esigenza di una regolamentazione uniforme nella complessiva materia delle obbligazioni alimentari si è peraltro fatta strada anche in seno alla Conferenza dell’Aja di diritto internazionale privato13 la quale ha avviato i lavoriPage 666 per aggiornare le Convenzioni esistenti in materia dedicando tre riunioni di una Commissione speciale all’elaborazione di una Convenzione generale sulle obbligazioni alimentari14.

La possibile futura adozione di una Convenzione generale dell’Aja tuttavia non deve indurre a pensare che uno strumento comunitario in materia di obbligazioni alimentari sia inutile. Deve infatti ricordarsi come l’elevato livello di integrazione degli Stati membri dell’Unione europea e la portata degli obiettivi perseguiti in seno a quest’ultima rendono indispensabile la ricerca di soluzioni comunitarie particolari. Il livello di cooperazione fra gli Stati membri, che possono usufruire di un sistema più coerente e completo di norme di competenza diretta e di riconoscimento delle decisioni oltre che di una rete giudiziaria europea pienamente operativa, deve essere infatti più elevato di quanto richiesto nei rapporti con gli Stati terzi15.

Deve pertanto accogliersi favorevolmente l’avvio, all’interno della Comunità europea, di un processo teso alla elaborazione, in materia di obbligazioni alimentari, di specifiche norme di conflitto e procedurali al preciso scopo di semplificare ed accelerare la risoluzione delle controversie transfrontaliere e di sopprimere le misure intermedie richieste per permettere il riconoscimento e l’esecuzione, nello Stato richiesto, di una decisione emessa in un altro Stato membro. Tale processo, avviatosi con la riunione del Consiglio europeo tenutasi a Tampere il 15 e 16 ottobre 1999, ha visto, in un primo momento, l’elaborazione di un Programma di riconoscimento reciproco delle decisioni in materia civile e commerciale, comune alla Commissione e al Consiglio, adottato il 30 novembre 200016, e successivamente l’adozione, da parte del Consiglio europeo, nella riunione tenutasi a Bruxelles il 4 e 5 novembre 2004, di un secondo Programma dal titolo “rafforzare la libertà, la sicurezza e la giustizia nell’Unione europea”, meglio conosciuto come Progetto dell’Aja. Esso è stato tradotto in un Piano d’azione adottato dal Consiglio e dalla Commissione il 2 e 3 giugno 2005, che individua azioni concrete e che menziona la necessità di adottare proposte sulle obbligazioni alimentari. Si è così giunti alla elaborazione di una proposta di regolamento del Consiglio relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari, presentato dalla Commissione il 15 dicembre 200517 (d’ora innanzi proposta) che ci accingiamo ad esaminare nella trattazione che segue.

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@2. L’àmbito di applicazione della proposta: la nozione di credito alimentare

2. Con riferimento all’àmbito di applicazione della proposta è possibile distinguere due profili inerenti rispettivamente alla natura del credito cui lo strumento in analisi dovrebbe applicarsi ed alle categorie di persone che esso dovrebbe interessare.

Quanto al primo profilo, l’art. 1.1 della proposta chiarisce che “il presente regolamento si applica alle obbligazioni alimentari derivanti dai rapporti familiari o dai rapporti che, in forza della legge ad essi applicabile, producono effetti simili”. Si tratta, per vero, di una definizione alquanto generica che rivela la difficoltà incontrata nell’operare una enumerazione dei tipi di rapporti disciplinati dal regolamento. Il legislatore comunitario ha così perso l’occasione di fornire una precisa e puntuale nozione comunitaria di obbligazione alimentare, tanto più auspicabile in quanto vi è una certa disomogeneità in materia all’interno dei vari Stati membri dell’Unione europea. Le suddette obbligazioni possono infatti riferirsi a crediti a favore dei figli, dei coniugi, inclusi i coniugi divorziati, degli ascendenti, dei collaterali e degli enti pubblici. L’eterogeneo inquadramento delle obbligazioni alimentari trova riscontro anche nella proposta in esame che, in alcune disposizioni, fa riferimento ai crediti alimentari nei confronti dei minori di diciotto anni18, in altre a quelli nei confronti di adulti vulnerabili, coniugi, ex coniugi19 ed in altre ancora ai crediti alimentari vantati da enti pubblici20.

Al fine di ricostruire una nozione autonoma di obbligazione alimentare occorrerà pertanto fare riferimento alla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee. Essa ha, per vero, adottato, in diverse sentenze che hanno avuto ad oggetto l’interpretazione della Convenzione di Bruxelles del 1968, una accezione ampia di obbligazione alimentare, tesa a ricomprendere ogni credito alimentare indipendentemente dalla diversa denominazione che esso assuma all’interno dei vari ordinamenti nazionali21 e, nel caso di rapporti tra coniugi, a prescindere dalla circostanza che esso sia corrisposto prima o dopo lo scioglimento del matrimonio o che sia imposto ex lege o, nel corso di un processo, con provvedimento del giudice22.

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Dalla lettura delle più importanti sentenze sul punto si desume chiaramente che gli elementi caratterizzanti di una obbligazione alimentare son costituiti dallo scopo, anche parziale23, del mantenimento del soggetto bisognoso e dalla commisurazione della prestazione alle esigenze ed alle risorse di ciascun soggetto. Nella sentenza van den Boogaard c. Laumen24, la Corte ha infatti affermato che, “se (…) risulta che una determinata prestazione è diretta a garantire il sostentamento di un coniuge bisognoso o se le esigenze e le risorse di ciascun coniuge sono prese in considerazione per stabilirne l’ammontare, la decisione riguarda un’obbligazione alimentare”25 e che quando, tuttavia, “la prestazione attiene unicamente alla ripartizione...

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