Le economie mediterranee tra convergenza e divergenza

AuthorGiovanni Ancona
PositionOrdinario di Politica economica nell’Università degli studi di Bari
Pages397-408

    Testo dell’intervento svolto all’Istituto italiano di cultura di Barcellona il 24 ottobre 2007 in occasione della presentazione dell’edizione 2007 del Rapporto sulle economie del Mediterraneo.

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@1. Premessa

1. L’edizione 2007 del Rapporto sulle economie del Mediterraneo si apre con una frase che dovrebbe spingere ad attenta riflessione e dovrebbe suscitare qualche preoccupazione. Scrive, infatti, il curatore del Rapporto: “In un bilancio sulle condizioni delle economie mediterranee oggi, le forze che spingono verso la divergenza risultano maggiori di quelle che spingono verso la convergenza” (Malanima, 2007, p. 7). L’intero Rapporto è dedicato alle forze che Paolo Malamina evoca e passa in rassegna nel presentare il volume, che merita attenta lettura.

Il punto dolente della tendenza evolutiva indicata da Malanima è nel fatto che essa appare essere in evidente contrasto:

1) con i risultati attesi delle politiche di convergenza poste in essere dai governi degli Stati balcanici in vista dell’allargamento dell’UE ad Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro e Serbia;

2) con gli scopi dichiarati del processo di Barcellona e con l’intero impianto della politica euromediterranea;

3) con quanto indicato dei sostenitori dell’utilità generale del processo di apertura progressiva di tutte le economie agli scambi internazionali (globalizzazione) e, pertanto,

4) con il riequilibrio tendenziale tra le diverse economie che dovrebbe progressivamente realizzarsi eliminando o riducendo gli ostacoli alle relazioni economiche internazionali e rafforzando le libertà di movimento sia delle merci che dei fattori produttivi capitale e lavoro (Barro, 1991; Barro, Sala-i-Martin, 1992; Acocella, Sonnino, 2003).

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L’insieme delle problematiche sin qui richiamate è molto ampio ed appare quindi corretto definire fin da subito lo scopo essenziale di questo scritto, che è semplicemente quello di verificare se e quali spazi di convergenza esistano nelle dinamiche del PIL pro capite delle economie mediterranee.

@2. I divari tra le economie mediterranee all’inizio degli anni 2000

2. All’inizio degli anni 2000 il grado di sviluppo, espresso in PIL pro capite misurato in dollari internazionali a parità di potere d’acquisto, era per i Paesi del Mediterraneo quello che risulta dalla successiva Tabella 1 che è una rielaborazione di un’analoga tabella contenuta nello studio di V. Daniele (2007, p. 85) accolto nel citato Rapporto. Alle elaborazioni dell’autore abbiamo aggiunto, in tabella, il calcolo degli indici di sviluppo (base: Italia = 100) e del tasso medio annuo di variazione del PIL pro capite nei vari Paesi. Le elaborazioni integrative consentono alcune considerazioni preliminari sullo stato delle economie mediterranee.

La prima di esse è che sicuramente le distanze tra Paesi, misurate attraverso la standard deviation rispetto alla media semplice del reddito, non sono andate diminuendo (almeno in valore assoluto) nel corso dell’ultimo decennio e questo, unitamente ad altri piccoli segnali come l’esistenza di tassi di crescita negativi, sembra dare conforto agli estensori del Rapporto e convalidare l’idea del possibile allargamento dei divari esistenti tra i Paesi del Mediterraneo.

La dispersione dei tassi di crescita è, a tal proposito, la questione centrale. In linea di principio se il tasso di crescita di una economia in ritardo di sviluppo è maggiore del tasso di crescita di un’economia sviluppata, allora la prima finirà col raggiungere la seconda. Le formule di catching up, come quella suggerita da Fuà (1976, p. 97), aiutano a calcolare i tempi necessari al congiungimento. Questo esercizio, tuttavia, nel caso in cui il divario di sviluppo sia notevolmente ampio, risulta essere al tempo stesso istruttivo, perché capace di evidenziare in modo inequivocabile i lunghi tempi dello sviluppo, e poco fecondo perché evidenziare la durata del tempo di possibile catching up non aiuta. Valga un esempio: se Albania ed Italia mantenessero i tassi di crescita che attualmente le caratterizzano, il PIL pro capite albanese e quello italiano si eguaglierebbero tra circa 40 anni, un tempo molto lungo, forse troppo lungo per impostare su di esso strategie di politica economica.

Come costruire, inoltre, un esercizio di catching up con una molteplicità di economie e di tassi di crescita? Il catching up francese nei confronti dell’Italia è già avvenuto, quello della Spagna sta avvenendo e quello di Israele non avverrà mai se dovesse perdurare il tasso di crescita negativo che ha caratterizzato l’ultimo quadriennio dell’economia israeliana. Affinché sia possibile immaginare una momento finale ed unico di convergenza di una molteplicità di economie occorrerebbe quanto meno che esistesse una stretta correlazione inversa tra tasso di sviluppo e livello di sviluppo di partenza (Barro, 1991). Nel caso delle economie mediterranee, una correlazione di questo genere esiste ma è, purtroppo, niente affatto significativa sia per la modestissima entità del regressore che perPage 399 la mancanza di significatività del coefficiente di correlazione (si veda la successiva Figura 1).

Tabella 1 – PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (dollari internazionali costanti 2000)


N. Paesi Pil PPA Tassi medi annui % di crescita
1995 2000 2004
1995-2004
1995-2000
2000-04
Pil PPA Indice Pil PPA Indice Pil PPA Indice
1 Albania 2.785,50 27,89 3.703,10 31,28 4.574,90 36,43 5,66765 5,86014 5,42753
2 Algeria 3.003,60 30,07 5.417,90 45,76 6.068,70 48,32 8,12828 12,52209 2,87650
3 Bosnia-Erzegovina 2.116,30 21,19 5.295,00 44,73 6.463,00 51,46 13,20692 20,13173 5,10952
4 Croazia 7.419,70 74,29 9.545,50 80,63 11.204,30 89,22 4,68602 5,16772 4,08700
5 Cipro 16.898,60 169,20 20.318,00 171,63 20.959,40 166,89 2,42171 3,75429 0,78003
6 Egitto 3.025,10 30,29 3.598,30 30,39 3.870,00 30,82 2,77458 3,53127 1,83648
7 Francia 22.962,80 229,92 25.698,00 217,07 26.928,80 214,43 1,78599 2,27627 1,17645
8 Grecia 14.735,20 147,54 17.391,70 146,91 20.407,40 162,50 3,68469 3,37064 4,07859
9 Israele 21.185,80 212,13 23.857,90 201,53 22.408,10 178,43 0,62518 2,40413 -1,55510
10 Italia 23.126,90 231,56 24.994,70 211,13 25.899,30 206,23 1,26594 1,56547 0,89277
11 Giordania 4.055,70 40,61 3.846,70 32,49 4.308,40 34,31 0,67385 -1,05257 2,87431
12 Libano 4.112,50 41,18 4.216,30 35,61 5.364,40 42,72 2,99684 0,49978 6,20560
13 Macedonia 5.339,20 53,46 6.059,70 51,19 6.075,10 48,37 1,44504 2,56401 0,06347
14 Malta 14.475,20 144,93 18.255,70 154,21 17.351,10 138,16 2,03395 4,75018 -1,26250
15 Marocco 3.202,00 32,06 3.513,80 29,68 3.960,60 31,54 2,39057 1,87583 3,03766
16 Portogallo 15.105,50 151,25 18.255,30 154,20 18.040,10 143,65 1,99223 3,86059 -0,29602
17 Slovenia 13.558,90 135,76 16.873,30 142,53 19.244,40 153,24 3,96754 4,47085 3,34182
18 Spagna 18.548,30 185,72 21.764,80 183,85 23.019,50 183,30 2,42862 3,25001 1,41106
19 Siria 3.158,80 31,63 3.242,20 27,39 3.317,60 26,42 0,54648 0,52256 0,57639
20 Tunisia 5.083,10 50,90 6.251,60 52,81 7.138,90 56,85 3,84586 4,22514 3,37369
21 Turchia 5.836,80 58,44 6.510,40 54,99 7.125,10 56,74 2,24075 2,20840 2,28120
a) media semplice 9.987,40 100,00 11.838,57 100,00 12.558,53 100,00 3,28 4,18 2,21
b) standard deviation 7.456,59 74,66 8.367,08 70,68 8.429,79 67,12 2,90 4,53 2,14
c = b/a 0,75 0,75 0,71 0,71 0,67 0,67 0,89 1,08 0,97

Fonte: World Bank, World Development Indicators , 2006 (come indicato da Vittorio Daniele nel suo studio) e successive nostre elaborazioni.

Note: Rispetto alla tabella originale costruita da Daniele (2007):

1 – Sono state depennate dalla tabella la Libia, la Serbia e il Montenegro per assenza di dati.

2 – Sono stati omessi i dati relativi all’anno 1990.

3 – Sono stati calcolati gli indici del grado di sviluppo (base: Italia = 100)

4 – Sono stati calcolati i tassi medi annui di variazione del PIL pro capite

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Figura 1 – PIL pro...

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