Altiero Spinelli e l’Europa

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Altiero Spinelli e l’Europa. Giorgio Napolitano. Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 1-94.

Non può ritenersi solo formale l’omaggio che Giorgio Napolitano offre ad Altiero Spinelli, nel centenario della sua nascita, attraverso la pubblicazione di un avvincente volume che racchiude, dopo una introduzione, nove interventi scritti dal 1986 al 2006.

Giorgio Ruffolo, “compagno ed amico” di entrambi, nella sua bella prefazione parla non a caso di scritti “partigiani” e tali non potevano non essere quelli di chi a buona ragione può definirsi il più autorevole erede e continuatore dell’opera, sia politica che intellettuale, di Altiero Spinelli “l’uomo di una sola causa” ed il “maggior profeta dell’idea d’Europa”, uno degli uomini che “fanno la storia” e non la subiscono.

Napolitano, nella sua alta veste istituzionale, celebra nel modo più degno Spinelli e non a caso la sua Presidenza si è immediatamente caratterizzata in senso fortemente “europeista”, a partire dalla prima uscita pubblica a Ventotene: si tratta di un vero e proprio debito di riconoscenza non solo personale ma soprattutto politico verso una personalità cui viene riconosciuto il merito, fra l’altro, di aver contribuito in maniera significativa a portare il PCI nei solchi del processo di integrazione europea dal quale la sinistra italiana ed europea si erano erroneamente dissociate per troppo tempo.

L’autore, nel disegnare con felice sintesi processi e contraddizioni nel cammino italiano verso l’Europa, evidenzia il ruolo decisivo avuto da due uomini profondamente diversi come Spinelli e De Gasperi, il primo “profeta, animatore, combattente”, il secondo “uomo di Stato” con gli strumenti della politica e della diplomazia; diversi certo, ma in grado di concepire e proporre l’art. 38 del futuro Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa, mai entrato in vigore ma prima espressione di una vera e propria comunità politica. Ed un’altra sponda importante era trovata in un’altra personalità molto diversa come quella di Jean Monnet in riferimento al quale Spinelli rilevava la comune vocazione a tirare la carretta “come due somari cocciuti, lui nella speranza di ottenere dai governi una nuova iniziativa, io nella speranza di ottenere dal movimento un nuovo slancio”.

Spinelli aveva infatti nella base del movimento federalista la sua forza senza avere nessuna organizzazione politica alle spalle. Dall’autore viene ricordatoPage 730 opportunamente come Spinelli sottolineasse che...

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