L'evoluzione dei sistemi giurisdizionali regionali e influenze comunitarie: la Corte di Giustizia della Comunità Economica e Monetaria dell'Africa Centrale (CEMAC)

AuthorMarco Fasciglione
ProfessionAssegnista di ricerca CNR, Esperto indipendente della Commissione europea (DG Justice, Freedom and Security) in materia di Giustizia civile e Diritti Fondamentali e cittadinanza
Pages221-246

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  1. L’affermarsi di processi di integrazione economica regionale è una delle caratteristiche più rilevanti del sistema delle relazioni economiche internazionali contemporanee e in modo particolare di quelle che vanno dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. È noto in effetti, che a partire da quell’epoca, gli Stati hanno incominciato a dare vita a modelli di integrazione economica regionale procedendo alla conclusione di specifici accordi internazionali con cui essi si attribuivano reciprocamente trattamenti commerciali preferenziali al fine di raggiungere una maggiore interdipendenza dei rispettivi mercati. È altrettanto noto, inoltre, che questi modelli di integrazione economica di tipo regionale difficilmente si prestano ad essere ricondotti a classificazioni e tipologie sicure. Essi, in effetti, non solo non esprimono nella pratica alcuna forma tipica ricorrente, ciascun modello di integrazione regionale presentando, al contrario, elementi caratteristici derivanti dalle diverse variabili economiche, politiche e sociali1 in gioco, ma tendono anche a sfuggire a precise definizioni giuridiche collocandosi in una prospettiva, quella delle relazioni tra multilateralismo e regionalismo, che è “[…] prevalentemente di carat-

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    tere macroeconomico e strutturale”2. Ad ogni buon conto, se l’Unione europea rappresenta, da un lato, il progetto di regionalismo più ambizioso, più avanzato nonché quello che ha prodotto i risultati più interessanti, dall’altro lato, l’attuazione di iniziative regionali è una caratteristica oramai diffusa lungo tutto il pianeta e coinvolgente, sia pure con diversa intensità e diversi risultati, tutti i suoi continenti3.

    Quanto all’Africa, se da un lato nei processi di integrazione economica regionale in essere in tale continente sono rinvenibili tanto la prospettiva di unità continentale quanto il pluralismo delle forme, non può essere sottaciuta, dall’altro lato, la particolare interpretazione del principio di “unità africana” che sottin-

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    tende tali processi. Tale principio, in effetti, e come correttamente evidenziato in dottrina, non implica un ideale integrazionista funzionale, come avviene nel processo di integrazione europea, al superamento del potere statale e con questo in contrapposizione; tale ideale, piuttosto si fonda sulla concezione in base alla quale solo l’unità su basi di parità di tutti gli Stati africani può consentire di rinforzare il peso politico e diplomatico detenuto da ognuno di essi all’interno della comunità internazionale4. Questa peculiarità chiarisce perché il processo di integrazione regionale in questo continente abbia dato vita ad un modello piramidale tendenzialmente centralizzato e finalizzato alla affermazione dell’unità continentale; al vertice di questa piramide risiede una organizzazione a carattere continentale (l’Unione africana, che ha preso il posto della vecchia Organizzazione per l’Unità africana), alla base, invece, si trova un insieme di organizzazioni a carattere subregionale, articolato in aree geografiche, che persegue obiettivi progressivi di coordinamento e di armonizzazione normativa e regolamentare in funzione della creazione di una comunità continentale africana che consenta una maggiore partecipazione dell’economia africana all’economia mondiale.

    I primi modelli di cooperazione economica regionale in Africa (anche noti come “modelli di prima generazione”) sorti nella prima fase storica del regionalismo5, sono caratterizzati dalla conclusione di accordi ancora largamente influenzati dalla precedente esperienza coloniale e tendenti a conservare rapporti privilegiati tra Paesi africani e gli ex Paesi colonizzatori6. Quanto ai modelli di cooperazione regionale in Africa nati nel corso della seconda fase storica del regionalismo (i c.d. modelli di integrazione di “seconda generazione”), essi, sono ispirati “dalla prospettiva ‘endogena’ del collective selfsustaining development e della sostituzione delle importazioni”7. I modelli di integrazione regionale sorti nel corso di queste due primi fasi del regionalismo sembrano essere prevalentemente caratterizzati dal predominio del metodo intergovernativo e di risoluzione ‘politica’ delle controversie. Le organizzazioni ed i sistemi di integrazione regio-

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    nale della terza e della quarta fase, invece, sembrano essere caratterizzati da uno scarto nel processo di integrazione regionale ispirato in modo più evidente che in passato al cd. “open regionalism” al fine di una maggiore, partecipazione degli Stati membri alle relazioni economiche globali8. Nel continente africano l’integrazione regionale espressione di queste ultime due fasi (anche se la quarta fase è tuttora in corso) sembra caratterizzarsi per l’affermazione del principio di sopranazionalità e per quello della risoluzione giuridica delle controversie rientranti nella sfera di competenza delle stesse, nonché per l’istituzione di organi giurisdizionali comunitari incaricati di ius dicere attraverso l’applicazione di diverse regole di organizzazione e di procedura.

  2. È proprio nello scenario più generale qui sopra descritto che deve essere apprezzato il processo di integrazione economica regionale che ha avuto luogo nell’Africa Centrale, e in modo particolare quello che ha condotto alla creazione della Comunità Economica e Monetaria dell’Africa Centrale (d’ora in avanti CEMAC)9. La CEMAC, espressione proprio di quell’open regionalism citato poco più sopra, rappresenta il frutto di un processo di integrazione regionale economica in continua evoluzione le cui radici risalgono molto indietro negli anni. Nata sulle ceneri dell’Unione Doganale ed Economica dell’Africa Centrale (UDEAC), in seguito al Trattato di N’Djamena (CHAD), stipulato il 5 febbraio

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    1994, ed entrato in vigore il 5 febbraio 1998, la CEMAC è composta da 6 membri e precisamente: Repubblica del Camerun, il Congo, Guinea Equatoriale, la Repubblica Centrafricana, il Gabon ed il Chad. Nel 2008 il sistema è stato oggetto di una profonda modifica attraverso la revisione del Trattato istitutivo (c.d. Traité révisé) che, tra le altre cose, ha creato la Commissione della comunità sostituendo con questa il segretariato esecutivo preesistente. Gli obiettivi della CEMAC sono elencati all’art. 2 del Traité révisé secondo cui la “[l]a mission essentielle de la Communauté est de promouvoir la paix et le développement harmonieux des Etats membres, dans le cadre de l’institution de deux Unions: une Union Economique et une Union Monétaire. Dans chacun de ces deux domaines, les Etats membres entendent passer d’une situation de coopération, qui existe déjà entre eux, à une situation d’Union susceptible de parachever le processus d’intégration économique et monétaire”10. A tal fine i Paesi membri hanno deciso, fin dall’inizio, di conferire un impulso vigoroso al processo di integrazione economica regionale11, istituendo tutta una serie di organi e di istituzioni collegate alla comunità (cfr. art. 2 Trattato istitutivo del 1994, art. 10 del Traité révisé, e art. 1 del protocollo Aggiuntivo al Trattato istitutivo relativo al sistema istituzionale e giuridico comunitario); sarebbe a dire: l’Unione Economica dell’Africa Centrale (UEAC); l’Unione Monetaria dell’Africa Centrale (UMAC); il Parlamento Comunitario; la Corte di giustizia comunitaria (costituita, come vedremo più avanti, da una Camera giudiziaria e da una Camera dei conti). Quanto agli organi della Comunità (art. 10 del Traité révisé) questi sono: la Conferenza dei Capi di Stato; il Consiglio dei Ministri; il Comitato Ministeriale; la commissione CEMAC (che, come anticipato, ha sostituito con la revisione del 2008, il vecchio segretariato esecutivo); la Banca degli Stati dell’Africa centrale, la banca di sviluppo degli Stati dell’Africa centrale, la Commissione Bancaria dell’Africa centrale.

    L’aspetto più rilevante del processo di integrazione regionale nella CEMAC è dato, forse, dal suo carattere dinamico ed evolutivo. Gli Stati membri, in effetti, hanno previsto sin dal Trattato istitutivo del 1994 un processo graduale di integrazione finalizzato al raggiungimento di una Unione economica entro il 2014. A ben vedere, alla luce dei Trattati, i Paesi membri della CEMAC hanno voluto dare vita ad un processo di unione economica scandito da tre fasi progressive (1999-2004; 2005-2009 e 2010-2014) caratterizzate dal raggiungimento, nella prima fase, dell’armonizzazione giuridica in materia economica e finanziaria, e dalla realizzazione di una serie di politiche comuni nel settore dell’economia e su

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    questioni orizzontali quali, ad esempio, il coordinamento delle politiche nazionali, nonché delle relazioni esterne; nella seconda fase, dall’attuazione delle quattro libertà fondamentali (beni, servizi, capitali e delle persone); e, infine, nella terza fase, dalla valutazione e dalla finalizzazione dei risultati conseguiti nelle due fasi precedenti, in funzione della creazione dell’unione economica12.

    Quanto al secondo profilo, va segnalato che alla luce dei suoi obiettivi originari, alla CEMAC non competeva altro che la promozione della cooperazione nel settore del commercio dell’economia. Tuttavia, l’avvio di una profonda crisi politica all’interno di uno dei suoi Stati membri, la repubblica Centrafricana, ha spinto la Comunità ad ampliare il suo mandato iniziale in funzione delle necessità di sicurezza e pace nel continente, con il dispiegamento in quel Paese nel 2002, di una forza multinazionale di pace a carattere regionale, la c.d. FOMUC (Force Multinationale en Centrafrique). Con la FOMUC13 per la prima volta la CEMAC ha dato vita ad un intervento militare congiunto in uno degli Stati membri, non più in grado di garantire la pace, la sicurezza e la stabilità all’interno dei propri confini, e tutto questo in assenza di una qualsivoglia disposizione all’interno dei Trattati istitutivi che prevedesse siffatto potere14. Il mandato della FOMUC è stato...

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