Il dialogo tra Corte di giustizia e Corti supreme degli Stati membri: il caso del mandato di arresto europeo

AuthorLuigi Daniele
Pages433-455
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Luigi Daniele
Il dialogo tra Corte di giustizia
e Corti supreme degli Stati
membri: il caso del mandato
di arresto europeo*
S: 1. Introduzione. – 2. La decisione quadro sul mandato d’arresto europeo. – 3. La
decisione quadro e le costituzioni degli Stati membri. – 4. Divieto di estradizione del cittadi-
no e esecuzione di un MAE emesso nei confronti di un tale soggetto. – 5. Principio di lega-
lità in materia penale e abolizione della “doppia incriminazione”. – 6. Diritto alla tutela
giurisdizionale e decisione di dare esecuzione a un MAE. – 7. Principio di non discrimina-
zione in base alla nazionalità e motivi facoltativi di rifiuto di eseguire un MAE. – 8.
L’oggetto del controllo di costituzionalità. – 9. L’obbligo di interpretazione conforme nelle
decisioni delle Corti supreme. – 10. Il mancato rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia.
– 11. Conclusioni.
1. È un dato di fatto che negli ultimi anni sono venute moltiplicandosi le
occasioni in cui le Corti costituzionali o, in mancanza, le Corti supreme degli
Stati membri sono state chiamate a pronunciarsi su questioni che riguardano il
rapporto tra il diritto dell’Unione e i diritti fondamentali tutelati dalla rispettiva
costituzione nazionale. Può anzi dirsi che tale fenomeno, noto sin dagli inizi del
processo di integrazione europea1, è andato crescendo negli ultimi anni. Ciò è
dovuto essenzialmente a due ordini di motivi.
Da un lato, all’Unione hanno aderito numerosi Stati membri dell’Europa
centrale, le cui costituzioni nazionali prevedono Corti di tipo costituzionale spe-
cificamente competenti a impedire la violazione della costituzione e in partico-
lare dei diritti fondamentali. Dall’altro, il campo d’applicazione del diritto
dell’Unione si è di molto allargato e ha incluso settori “sensibili” dal punto di
vista della tutela di tali diritti, in particolare il settore della cooperazione di poli-
zia e giudiziaria in materia penale.
* Il presente scritto è destinato anche agli Studi in memoria di Luigi Sico.
1 Si pensi alla giurisprudenza delle Corti costituzionali italiana e tedesco-federale: dalla sen-
tenza n. 183/73, Frontini, in Foro it., 1974, I, c. 31, alla sentenza 170/84, Granital, ivi, 1984, I, c.
2062, per la prima; dall’ordinanza Solange I del 29 maggio 1974, in EuR, 1975, p. 150, no al
Lissabon Urteil del 30 giugno 2009, 2 BvE 2/08, per la seconda.
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Un esempio significativo del fenomeno è offerto dalla giurisprudenza delle
Corti costituzionali e supreme relativa alla costituzionalità della decisione qua-
dro sul mandato d’arresto europeo (decisione quadro sul MAE)2 o, più precisa-
mente, delle legislazioni nazionali che vi hanno dato attuazione. In un ristretto
arco di tempo infatti le Corti costituzionali o supreme di numerosi Stati membri
sono state chiamate ad affrontare questioni del genere.
Un dato particolarmente interessante di queste decisioni è la varietà di solu-
zioni e, più in generale, di approccio che le diverse Corti hanno seguito anche in
presenza di questioni talvolta molto simili tra di loro. Un ulteriore dato di inte-
resse è che tali decisioni sono state emesse nello stesso periodo in cui si andava
sviluppando anche una consistente giurisprudenza della Corte di giustizia in
merito alla medesima decisione quadro, giurisprudenza che ha toccato questioni
analoghe a quelle affrontate dalle Corti nazionali.
È pertanto possibile tentare un confronto a più livelli tra la giurisprudenza
delle varie Corti intervenute e chiedersi se la maniera in cui ciascuna ha inter-
pretato la decisione quadro rivela l’esistenza di un “dialogo” tra giudici o se
invece ciascuno di tali organi ha agito per proprio conto, come se si trattasse di
applicare le proprie competenze ad un testo normativo diverso.
2. Prima di proseguire è opportuno spendere qualche parola sulla decisione
quadro intorno alla quale si sono formate le decisioni che saranno messe a con-
fronto nel corso del presente studio. Trattandosi di un testo ben noto, al quale
sono stati dedicati innumerevoli contributi di dottrina, ci si può limitare a richia-
mare l’attenzione su alcune caratteristiche specifiche della decisione quadro e su
quegli aspetti del suo contenuto dispositivo intorno ai quali si sono accentrate le
difficoltà evidenziate dalle pronunce qui esaminate.
Sembra anzitutto utile ricordare che il testo di cui ci si occupa è una deci-
sione quadro, cioè un atto che, ai sensi dell’art. 34, par. 2, TUE nella versione in
vigore prima del Trattato di Lisbona, le istituzioni dell’Unione avevano il potere
di adottare, insieme agli altri atti previsti dal medesimo articolo, per conseguire
gli obiettivi dell’allora titolo VI del TUE, nel campo della cooperazione di poli-
zia e giudiziaria in materia penale (c.d. III pilastro).
2 Decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato di
arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri, GUCE L 190, 18 luglio 2002, p. 1,
modicata dall’art. 2 della decisione quadro 2009/299/GAI del Consiglio, del 26 febbraio 2009,
che modica le decisioni quadro 2002/584/GAI, 2005/214/GAI, 2006/783/GAI, 2008/909/GAI e
2008/947/GAI, rafforzando i diritti processuali delle persone e promuovendo l’applicazione del
principio del reciproco riconoscimento alle decisioni pronunciate in assenza dell’interessato al
processo, GUUE L 81, 27 marzo 2009, p. 24. Sulla decisione quadro v., tra gli altri, M. P,
Mandato di arresto europeo e garanzie della persona, Milano, 2004; A. D, Il mandato
d’arresto europeo e la sua attuazione in Italia, in DUE, 2005, p. 22 ss. e p. 203 ss.; I., Altre pro-
cedure di consegna – Introduzione, in G. C, M. C, A. D, G. P-
 (a cura di), Codice di diritto penale e processuale penale dell’Unione europea, Torino,
2009, p. 289 ss.; A. D, P. D P, N. P, Argomenti di diritto penale europeo,
Torino, 2011, spec. p. 87 ss.

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