Il controllo dell'inquinamento atmosferico

AuthorMarianicola Villani
Pages373-397
1. Il Protocollo di Kyoto; 1.1. Le questioni ancora aperte – 2. I Peco e il Pro-
tocollo di Kyoto; 2.1. Stato di attuazione al 2001 nella strategia di limitazio-
ne delle emissioni nei paesi PECO; 2.2. Previsione circa l’andamento della
riduzione delle emissioni nei PECO attraverso l’adozione di politiche e
provvedimenti in ambito nazionale – 3. Conclusioni – Bibliografia
1. Il Protocollo di Kyoto
L’attenzione degli organismi internazionali verso le questioni che
riguardano i cambiamenti climatici, e l’impatto ambientale in genere,
si può far risalire al 1988, allorché l’Organizzazione Metereologica
Mondiale e l’agenzia ONU per l’Ambiente istituirono il Panel Scien-
tifico Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC).
Il primo rapporto IPCC, pur sottolineando l’esigenza di valutare
con cautela parte dei risultati forniti dai modelli previsionali sul cam-
biamento climatico, evidenziò come un utilizzo sempre più spinto dei
combustibili fossili avrebbe potuto avere effetti particolarmente dan-
nosi sugli equilibri meteoclimatici. Si segnalava quindi sia ai paesi
industrializzati che ai PVS l’urgenza di ridurre in modo consistente le
emissioni di gas serra.
Successivamente, alla fine del 1990, il Consiglio dei Ministri CEE
dell’ambiente ed energia assunse l’impegno di stabilizzare l’emissio-
ne di CO
2
entro il 2000, raccomandando ai paesi aderenti all’UE di
* Università di Roma “La Sapienza” - Dipartimento di Teoria Economica.
8. Il controllo dell’inquinamento atmosferico
di Marianicola Villani
*
374 UE e PECO: impatto ambientale dell’allargamento
intraprendere iniziative e programmi di sostegno, anche finanziari, per
il miglioramento dell’efficienza energetica nelle industrie e nei tra-
sporti, in linea con i principi di tutela ambientale. Questa dichiarazio-
ne costituì la base di riferimento per la Convenzione Quadro sui Cam-
biamenti Climatici (UN-FCCC) di Rio de Janeiro del giugno 1992.
In tale convenzione 155 paesi sottoscrissero un documento in cui
si impegnarono a varare programmi nazionali finalizzati a fronteg-
giare l’espansione del cambiamento climatico stabilendo un regime
di obblighi differenziati in funzione del livello di sviluppo dei paesi:
i paesi industriali (paesi occidentali ed ex-blocco socialista dell’Eu-
ropa dell’est) si impegnarono a riportare entro il 2000 le loro emis-
sioni di gas ad effetto serra ai livelli del 1990.
A fronte di previsioni allarmanti, riguardo l’andamento di emis-
sione di CO
2
e quindi per la gravità del problema che investiva l’in-
tera umanità, si aprì a Kyoto la III Conferenza Nazionale delle Parti
sui Cambiamenti Climatici.
Il Protocollo di Kyoto del 1997 viene considerato un punto di
svolta nelle politiche ambientali per il controllo dei cambiamenti cli-
matici. Il dibattito, già molto vivo, circa le implicazioni ambientali ed
economiche di alcune decisioni di politica ambientale, viene messo a
punto con il Protocollo il quale si concentra non solo sui costi e be-
nefici globali di queste politiche, ma anche sugli strumenti per rag-
giungere gli obiettivi al minor costo e sulle responsabilità che i di-
versi Paesi e soggetti economici devono assumere.
Il Protocollo ha reso esecutive le conclusioni della Convenzione di
Rio stabilendo la riduzione del 5,2% delle emissioni mondiali di ani-
dride carbonica “equivalente”
1
entro il 2012 rispetto alle emissioni
del 1990. Naturalmente la riduzione complessiva del 5,2% non è
uguale per tutti i paesi: per i Paesi membri dell’UE nel loro insieme
la riduzione dovrà essere pari all’8%, per gli Usa al 7%, per il Giap-
pone al 6%.
Possono invece aumentare le loro emissioni fino all’1% la Norve-
gia, fino all’8% l’Australia e fino al 10% l’Islanda.
Poichè l’attuale andamento delle emissioni di gas di serra prove-
nienti dai paesi industrializzati e da quelli ad economia in transizione
avrebbe portato ad una tendenziale crescita complessiva delle emis-
sioni di circa il 20%, la misura decisa a Kyoto di una riduzione com-
1
L’obiettivo della riduzione delle emissioni antropogeniche ad effetto serra riguarda diversi gas
(anidride carbonica, metano, protossido di azoto, fluorocarburi idrati, perfluorocarburu, esafluoro
di zolfo), ma la quantificazione delle emissioni viene convenzionalmente svolta in termini di “ani-
dride carbonica di equivalente peso”, normalmente espressa in tonnellate peso/m
3
.

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