L'incidenza della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sul Tribunal de Justicia de la Comunidad Andina

AuthorNicola Napoletano
ProfessionRicercatore di Diritto internazionale nell'Università Unitelma Sapienza di Roma.
Pages247-282

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  1. La nascita della Comunità andina1 può essere fatta risalire alla Dichiarazione di Bogotà del 16 agosto 1966 sottoscritta da Cile, Venezuela, Ecuador e Perù, anche se ha trovato più concreta realizzazione quando, il 26 maggio 1969,

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    i Governi di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Cile diedero vita all’Integrazione Subregionale Andina con la firma dell’Accordo di Cartagena (AC), anche noto come Patto o Gruppo andino2. Attualmente solo i primi quattro degli Stati da ultimo menzionati3 sono membri della Comunità: nell’ottobre del 1976, infatti, tre anni dopo la salita al potere del regime militare di Augusto Pinochet, il Cile si è ritirato dal Gruppo andino. In seguito, il Cile nel 2006 ha acquistato lo status di Membro associato4 – così come l’Argentina, il Brasile, il Paraguay e l’Uruguay5 – e dal 2007 è stato ammesso a partecipare in tale qualità alle istituzioni della Comunità6. Infine, sempre per quanto attiene alla membership dell’organizzazione, è opportuno precisare che, pur avendo partecipato ai negoziati, il Venezuela ha aderito al Patto andino solo nel febbraio del 1973. Nel 2006 tale Stato, a seguito della firma da parte di Colombia e Perù di trattati di libero commercio con gli Stati Uniti d’America nell’ambito della zona di libero scambio delle Americhe, ha denunciato il trattato7 per aderire, nello stesso anno, al Mercosur. Ciononostante, il Venezuela conserva una relazione privilegiata in materia commerciale con gli altri Stati membri8.

    Nel sua forma attuale, la Comunità andina – come è stata chiamata l’organizzazione dei Paesi del Gruppo – è stata istituita con il Protocollo di Trujillo del 10 marzo 1996, che ha modificato l’Accordo di Cartagena (ulteriori modifiche sono successivamente state introdotte con il Protocollo di Sucre del 25 giugno 1997, entrato in vigore il 14 aprile 2003)9.

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    Ai sensi dell’art. 5 AC, la Comunità andina (CA) è composta dagli Stati parte e dagli organi ed istituzioni del Sistema Andino di Integrazione (SAI)10, che ha

    come obiettivo quello di approfondire l’integrazione andina, promuovere la sua protezione esterna e consolidare e rafforzare le azioni relative al processo di integrazione subregionale (art. 7 AC).

    Tra gli organi del SAI, la Corte di giustizia della Comunità andina11 (di seguito, Corte di giustizia o TJCA) è stata istituita, a dieci anni di distanza dalla firma del Patto andino, con il Tratado de Creación del Tribunal de Justicia del Acuerdo de Cartagena del 28 maggio 1979, poi sostituito – a seguito delle modifiche introdotte con il Protocolo Modificatorio del Tratado de Creación del Tribunal de Justicia del Acuerdo de Cartagena, anche denominato Protocollo di Cochabamba del 28 maggio 1996 – dal Tratado de Creación del Tribunal de Justicia de la Comunidad Andina (Trattato TJCA)12. Tuttavia, la Corte di Quito ha iniziato i propri lavori solo nel 1984, a seguito dell’entrata in vigore del suo primo Trattato istitutivo avvenuta il 19 maggio 1983.

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    Come previsto dall’art. 47 AC, la Corte di giustizia è stata istituita proprio allo scopo di dare vita ad un organo giurisdizionale sovranazionale, imparziale ed indipendente (artt. 5 e 6 del Trattato TJCA), cui affidare il compito di intervenire per la soluzione delle controversie sorte tra gli Stati membri in relazione all’applicazione delle norme dell’ordinamento giuridico andino.

    Le competenze della Corte andina hanno carattere obbligatorio e sono esercitate in via esclusiva. Come la Corte ha avuto modo di chiarire nella sentenza del 1998 adottata nel proceso 2-AI-9713, l’art. 42, comma 1°, del Trattato TJCA “consagra una jurisdicción prevalente y exclusiva”. Infatti, tale disposizione – con una formulazione sostanzialmente identica a quella dell’art. 344 TFUE (art. 292 TCE) – prevede che gli Stati membri “no someterán ninguna controversia que surja con motivo de la aplicación de las normas que conforman el ordenamiento jurídico de la Comunidad Andina a ningún tribunal, sistema de arbitraje o procedimiento alguno distinto de los contemplados en el presente Tratado”. Inoltre, l’art. 4 dello Statuto TJCA14 prevede che la Corte, “el órgano jurisdiccional de la Comunidad Andina, de carácter supranacional y comunitario”, ha l’obiettivo – delineato in maniera molto simile all’art. 19, par. 1, TUE (art. 220 TCE) – di “declarar el derecho andino y asegurar su aplicación e interpretación uniforme en todos los Países Miembros”15.

    Nonostante la chiara ispirazione al sistema dell’Unione europea (UE)16, risulta comunque impressionante notare come il ruolo e le funzioni della Corte di giustizia andina siano analoghi a quelli della Corte europea. In effetti, la somiglianza tra le due Corti è tanto forte quanto non casuale, considerata la partecipazione attiva dell’Unione alla riforma del sistema istituzionale della Comunità andina e, in particolare, della Corte di giustizia europea nell’elaborazione e nella revisione degli strumenti istitutivi e degli statuti della Corte di Quito17. Le com-

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    petenze del Giudice andino, infatti, specialmente dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Cochabamba del 1996, sono state sostanzialmente modellate su quelle del suo omologo in Europa18; ciò è particolarmente evidente in riferimento all’azione di annullamento (acción de nulidad – artt. 17-22 del Trattato TJCA), all’eccezione di invalidità (solicitud de inaplicabilidad – art. 20, secondo e terzo comma, del Trattato TJCA), alla procedura di infrazione (acción de incumplimiento – artt. 23-31 del Trattato TJCA), al rinvio pregiudiziale (interpretación prejudicial – artt. 32-36 del Trattato TJCA), e all’azione in carenza (recurso por omisión o inactividad – art. 37 del Trattato TJCA)19.

    La stessa Corte di Quito ha di recente dichiarato che essa è stata “cread[a] a imagen y semejanza del Tribunal de las Comunidades Europeas en quanto a su forma y a sus competencias específicas”20. Si può, pertanto, affermare che l’influenza della Corte di giustizia e del sistema giurisdizionale dell’Unione europea, almeno nella fase istitutiva della Corte di Quito, è stata totale. Per quanto attiene all’incidenza sulla giurisprudenza andina, dalla ricognizione effettuata emerge che, ad eccezione di poche pronunce relative alla definizione di alcuni aspetti relativi all’istituzione del mercato comune andino connessi con la libera circolazione delle merci21, nella maggior parte dei casi i riferimenti alle sentenze

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    della Corte di giustizia europea – utilizzate quasi come se costituissero un vero e proprio precedente – attengono a questioni relative all’individuazione e alla determinazione delle caratteristiche dell’ordinamento giuridico della Comunità e delle fonti primarie e derivate di cui si compone, nonché alla specificazione delle competenze che al Giudice andino sono attribuite dal Trattato istitutivo. In prosieguo, si cercherà di mettere in luce proprio gli aspetti da ultimo delineati, soffermandosi sulle somiglianze e sulle differenze tra le due Corti, nonché sul ruolo di controllo che il Giudice di Quito esercita, o meglio potrebbe esercitare, sul rispetto dei diritto umani all’interno della Comunità andina.

  2. In esercizio della specifica competenza prevista dall’art. 4 del suo Statuto, il Giudice di Quito, sin dalle sue prime pronunce, ha cercato di chiarire e di definire le caratteristiche proprie dell’ordinamento giuridico andino e delle norme che da esso discendono.

    Per quanto riguarda l’ordinamento comunitario22, la Corte andina ha precisato che esso “se compone, principalmente, de dos tipos de normas jurídicas que son ‘originarias’, ‘primarías’, o ‘constitucionales’, las unas, contenidas en el Acuerdo de Cartagena y en el Tratado de Creación del Tribunal de Justicia, con sus respectivos y ya numerosos Protocolos modificatorios; y, ‘derivadas’ o ‘secundarias’, las otras, que son las contenidas en las Decisiones del Consejo de Ministros de Relaciones Exteriores y de la Comisión de la Comunidad Andina, y en las Resoluciones de la Secretaría General”23.

  3. In chiaro riferimento a quanto è stato indicato dalla Corte di giustizia europea nella sentenza les Verts del 198624, nella sentenza adottata l’anno successivo nel proceso 2-N-86 la Corte andina ha precisato che “el ordenamiento jurídico del Acuerdo de Cartagena es imperativo, de aplicación obligatoria en todos los Países Miembros, y que debe ser respetado y cumplido por todos ellos y por supuesto por los Organos del Acuerdo, lo mismo que por todos los organismos y funcionarios que ejercen atribuciones conforme a dicho ordenamiento, el

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    cual regula el proceso de la integración que se cumple en una comunidad de derecho cual es la constituida en el pacto Andino”25. Inoltre, sotto la chiara influenza della giurisprudenza di Lussemburgo, la Corte di Quito ha definito l’Accordo di Cartagena quale pacto fundacional de la Comunidad Andina26,

    precisando, in termini sostanzialmente identici a quelli utilizzati dalla Corte di giustizia europea sin dai tempi della celebre sentenza Costa c. EnEl del 196427,

    che l’Accordo ed i suoi protocolli modificativi insieme al Trattato TJCA “constituyen el Derecho Primario Comunitario que crea una comunidad de duración indefinida, dotada de instituciones propias y de poderes derivados de una limitación de competencias o de una transferencia de atribuciones de los países Miembros a la Comunidad en materias específicas”28.

    Il carattere tassativo del art. 1 del Trattato TJCA potrebbe indurre a ritenere che il diritto comunitario andino sia composto esclusivamente dal diritto positivo ivi indicato, non essendo previste altre fonti al di là di quelle espressamene menzionate in tale articolo. Tuttavia, il sistema giuridico andino include tra le sue fonti anche i principi generali di diritto e gli accordi internazionali conclusi dalla Comunità, in maniera simile a quanto accade nel sistema dell’Unione europea29.

    Per quanto riguarda i primi, la Corte di giustizia, in diverse occasioni, ha...

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