Patrimonio digitale: guidelines internazionali e strategie dell'Unione europea di accessibilità, diffusione e protezione dei beni culturali e scientifici nell'era digitale

AuthorAnna Oriolo
PositionRicercatore di Diritto internazionale nell'Università degli studi di Salerno
Pages433-453

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@1. Introduzione

1. Le risorse di informazione ed espressione creativa vengono sempre più frequentemente prodotte, distribuite, rese accessibili e mantenute in forma digitale, creando un nuovo lascito: il patrimonio digitale (digital heritage/patrimoine numerique). Si tratta, secondo l'UNESCO, di un patrimonio "comune" che comprende risorse culturali, formative, scientifiche e amministrative, come anche informazioni di natura tecnica, giuridica, medica e di altro genere, create in digitale (beni digitali in origine: testi, immagini fisse e in movimento, audio, grafica, software e pagine web) o convertite in forma digitale da risorse analogiche già esistenti (beni digitalizzati: libri e testi su carta, negativi fotografici, pellicole cinematografiche, musica su cassette o dischi di vinile, ma anche reperti archeologici riprodotti in 3d)1.

I beni culturali ed intellettuali creati e/o resi disponibili in formato digitale possono esprimere una cultura determinata che, al contempo, è resa universalmente accessibile e quindi fruibile per il pubblico mondiale; la digitalizzazione dei beni culturali favorisce quindi la condivisione di conoscenza tra tutti i popoli e costituisce "la memoria del domani"; essa dipende però da tecnologie in con-

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tinua (e spesso troppo rapida) evoluzione e necessita di misure di conservazione per rendere tali beni disponibili per il futuro e continuare a garantire la "rappresentanza nel tempo di tutti i popoli, le nazioni, le culture e le lingue"2.

L'analisi che segue si sofferma sul rapporto tra tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) e patrimonio culturale e scientifico3 e si inquadra nel più ampio tema della accessibilità, diffusione e protezione dei beni culturali e scientifici nell'era digitale4. A tal fine essa, muovendo dalla nozione di patrimonio digitale offerta dall'UNESCO e dalle linee guida promosse in ambito internazionale per la comunicazione e la trasmissione del sapere, ripercorre le tappe della strategia dell'Unione europea in materia di digitalizzazione dei beni culturali e scientifici e indaga sulle origini e sulle conseguenze di questo obiettivo dell'Unione.

Quanto agli standards internazionali relativi alla digitalizzazione del patrimonio culturale e scientifico già l'UNESCO nel piano di attuazione della Dichiarazione universale sulla diversità culturale del 2001 invitava gli Stati membri a "incoraggiare l''alfabetizzazione digitale'"5 e ad "assicurare una maggiore padronanza delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, che dovrebbero essere considerate sia come materie d'insegnamento che come strumenti pedagogici in grado di valorizzare l'efficacia dei servizi educativi"6.

Tra gli obiettivi promossi dall'UNESCO nel 2001 spiccano in particolare quello di "contrastare il divario digitale, incoraggiando l'accesso alle nuove tecnologie da parte dei Paesi in via di sviluppo, aiutandoli a padroneggiare le tecnologie dell'informazione e facilitando la diffusione digitale dei prodotti culturali endogeni e l'accesso da parte di questi paesi alle risorse digitali educative, culturali e scientifiche disponibili a livello mondiale"7 e ancora di "[i]ncorag-

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giare la produzione, la salvaguardia e la diffusione di contenuti diversificati nei media e nelle reti globali di informazione e, a questo scopo, promuovere il ruolo dei servizi radiotelevisivi pubblici nello sviluppo di produzioni audiovisive di qualità, in particolare incoraggiando la creazione di meccanismi cooperativi per facilitare la loro distribuzione"8.

La Dichiarazione affronta, ancora, il tema delle ripercussioni della rivoluzione digitale sui contenuti culturali sottolinenando: "[l]a libertà di espressione, il pluralismo dei media, il multilinguismo, l'accesso paritario all'arte e alla conoscenza scientifica e tecnologica, compreso il formato digitale, e la possibilità data a tutte le culture di accedere ai mezzi di espressione e di diffusione sono le garanzie della diversità culturale"9.

Merita ancora un cenno anche la successiva Convenzione UNESCO sulla diversità culturale adottata nel 2005, che individua, tra i doveri delle parti contraenti, quello di "promuovere l'uso delle nuove tecnologie (...) al fine di rafforzare la condivisione dell'informazione e la comprensione culturale e di favorire la diversità delle espressioni culturali"10 e include la formazione delle risorse umane nei Paesi in via di sviluppo circa "l'utilizzo delle tecnologie" tra gli strumenti di cooperazione per lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà in linea con gli obiettivi del millennio fissati dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite11.

La intensa attività di negoziazione della citata Convenzione del 2005 condotta dalla Commissione europea (e in generale il ruolo delle istituzioni comunitarie nella adozione dell'accordo) conferma la rilevanza che l'Unione attribuisce allo sviluppo delle attività culturali, consacrato infatti tra i suoi principi fondamentali ed espresso tanto nell'attuale art. 167 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) (già art. 151 TCE), che nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali12. In generale, l'Unione è particolarmente attenta alla dimensione culturale delle proprie politiche13 come dimostrano il MEDIA plus programme14 rispetto alla politica industriale, la iniziativa Television

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without frontiers15 per ciò che concerne il mercato interno (e in particolare la libera circolazione dei servizi) e il citato art. 167 circa le relazioni esterne dell'Unione; la disposizione in parola incoraggia gli Stati membri a promuovere nelle loro relazioni internazionali il "miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e della storia dei popoli europei", nonché la "conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea"16 cooperando a tal fine tra loro e "con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali competenti in materia di cultura"17.

La politica dell'Unione di digitalizzazione, volta a costruire la società europea dell'informazione e della comunicazione, rappresenta un ulteriore step nella promozione (in ambito regionale) degli standards affermati inizialmente sul piano generale per perseguire gli obiettivi di accessibilità, diffusione e protezione dei beni culturali e scientifici, adeguando le esigenze connesse a tali obiettivi alle potenzialità (e ai rischi) dell'era digitale.

@2. Origini della digitalizzazione dei beni culturali e scientifici e strategie comunitarie

2. Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione costituiscono uno stimolo importante per la crescita e l'occupazione, obiettivi prioritari della strategia di Lisbona18. In linea con la governance di Lisbona, la Commissione europea lancia nel 2005 l'iniziativa i2010, che individua gli orientamenti di massima di una politica integrata per la creazione (entro il quinquennio successivo) di una "società europea dell'informazione e della comunicazione"19. Il nuovo quadro

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strategico i2010 si pone in particolare tre obiettivi: 1) realizzare uno spazio unico europeo dell'informazione sviluppando "un regime coerente di norme per la società dell'informazione e dei media" e tentando di stabilire "una strategia globale per una gestione efficace e interoperabile dei diritti digitali"; 2) promuovere una economia digitale aperta e competitiva rafforzando l'innovazione e gli investimenti nella ricerca sulle TIC; 3) costruire una società europea dell'informazione basata sulla partecipazione di tutti alla società dell'informazione (e-Inclusione) che offra servizi pubblici di elevato livello e che promuova la qualità della vita20.

@3. Segue: ì2010: rapporto tra tecnologie dell'informazione e della comunicazione e qualità della vita

3. Nell'esaminare il contributo delle TIC per migliorare la qualità della vita la Commissione europea si sofferma su tre ambiti di interesse - la salute, l'ambiente e la diversità culturale - e propone di avviare iniziative di grande visibilità che coinvolgano le TIC sulle sfide sociali più importanti: l'invecchiamento della popolazione, la necessità di trasporti sicuri e meno inquinanti e il rafforzamento della diversità culturale21.

Le TIC sono in grado di migliorare la salute dei cittadini sia attraverso tecnologie per il benessere, sia contribuendo a rendere i servizi medici e sociali più efficienti e più efficaci anche alla luce delle sfide demografiche che l'Europa deve affrontare. Relativamente al "diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale" che l'Unione riconosce tra i diritti individuali fondamentali22, nel quadro della promozione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il 14 giugno 2007 la Commissione ha adottato una comunicazione intitolata "Invecchiare bene nella società dell'informazione - un'iniziativa i2010 - piano d'azione su tecnologie dell'informazione e della comunicazione e invecchiamento" che "identifica settori e azioni prioritari nei quali le TIC possono contribuire nel modo più efficace a confrontare le sfide e le opportunità connesse all'invecchiamento della popolazione europea"23. Il piano esamina i principali ostacoli (nor

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mativi, tecnici, ma anche etici, psicologici e di comportamento) da superare per offrire alle persone anziane una migliore qualità di vita e per accelerare il processo grazie al quale potranno beneficiare delle nuove tecnologie in Europa sia i cittadini (per la possibilità di vivere più a lungo in forma autonoma), sia le imprese (in ragione delle maggiori opportunità offerte dal mercato interno delle TIC per gli anziani) sia infine le autorità (per i significativi risparmi in termini di costi dell'assistenza sanitaria e sociale).

Quanto all'iniziativa per la tutela dell'ambiente, decisivo è il ruolo delle TIC rispetto alla sostenibilità ambientale e alla esigenza di sicurezza legate all'aumento del traffico...

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