La politica europea per le piccole e medie imprese

AuthorFiladelfio Basile - Domenico Spampinato
Pages177-206

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@FILADELFIO BASILE - DOMENICO SPAMPINATO*

@La politica europea per le piccole e medie imprese

@1. La politica dell’UE per le PMI

Nell’Unione europea sono presenti 23 milioni di Piccole e Medie Imprese, pari ad una percentuale compresa fra 95 e 99 del totale delle imprese1, con oltre 75 milioni di occupati.

L’Unione Europea, come vedremo nel corso di questo lavoro, solo a partire dagli anni Ottanta ha dedicato azioni specifiche per le PMI, nella considerazione che esse possono in prospettiva costituire fattore di crescita dell’economia e di sviluppo dell’occupazione.

Agli inizi del nuovo millennio, l’UE ha intensificato il “pensare soprattutto in piccolo” ed ha varato una serie di misure a favore delle PMI, tese principalmente a creare un ambiente favorevole alle piccole imprese, tracciando per esse una corsia preferenziale.

Giungiamo quindi al 2008, anno in cui è stato definito uno “Small Business Act”, che costituirà, per gli anni a venire, il documento cardine attorno al quale costruire e potenziare la nuova politica dell’UE a favore delle PMI.

L’ideale sarebbe stato elaborare e attuare un vero e proprio approccio comunitario con obiettivi e principi giuridicamente vincolanti da realizzare a livello europeo e di ogni Stato membro, do* A F. Basile vanno attribuiti i paragrafi 1, 2 e 7 e a D. Spampinato i paragrafi 3, 4, 5 e 6; il lavoro risulta comunque il frutto dell’impegno congiunto dei due Autori.

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tato di programmi comunitari a lungo raggio che colmasse le lacune che ancora persistono nel mercato e nella regolamentazione e che ostacolano le PMI.

Occorre però considerare che la competenza degli Stati membri si estende, in tutto o in parte, a molti dei settori che riguardano il potenziale di espansione delle PMI (istruzione e formazione, lancio di nuove imprese, normative relative all’insolvenza, etc.). Ne discende che il fissare obiettivi giuridicamente vincolanti sarebbe senza ombra di dubbio palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà, requisito e presupposto inalienabile dell’azione comunitaria.

Alla luce delle considerazioni svolte, l’Unione si orienterà – come verrà successivamente precisato – verso l’intensificazione dell’attuale iniziativa politica nei confronti delle PMI, con un approccio di cooperazione politica con gli Stati membri, diretto a migliorare il contesto in cui operano le PMI e le altre attività imprenditoriali o ad integrare politiche ad hoc che affrontino le persistenti lacune nell’ambito del mercato e della regolamentazione. È auspicio diffuso che sia l’UE che gli Stati membri giungano a porre, anche se nel medio – lungo termine, le PMI al primo posto nel ranking delle priorità di politica economica. Solo in una seconda fase potrà svilupparsi un quadro coerente di nuove azioni in settori in cui sia stata accertata la necessità di intervenire.

Lo scenario delle politiche a favore delle PMI appare inoltre maggiormente articolata qualora si contemplino anche altre policies, quali quella di coesione e quello per lo sviluppo rurale, i cui effetti futuri potranno essere apprezzati positivamente dalle PMI dei diversi settori economici interessati.

Il dinamismo, la flessibilità, la capacità di inserire nei processi produttivi le necessarie innovazioni hanno contribuito alla crescita delle PMI nonostante che alcuni fatti (formalità amministrative e fiscali, aggiornamento delle legislazioni vigenti, ostacoli doganali, etc.) comportino un incremento dei costi di produzione, costi più facilmente comprimibili da parte delle grandi imprese.

Di grande importanza appare il “Libro Verde sull’imprenditorialità in Europa” presentato dalla Commissione il 21 gennaio 20032, nel

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quale si fa il punto sullo stato dell’arte dell’imprenditorialità, precisando che l’Europa deve promuovere in modo più efficace lo spirito imprenditoriale e traendo beneficio dall’apertura dei mercati, dare origine ad imprese nuove e dinamiche, che possano espandersi “combinando disponibilità a rischiare, creatività e/o innovazione con una sana gestione nell’ambito di un’organizzazione nuova o esistente”.

L’UE ritiene che sia indispensabile agevolare l’accesso delle PMI ai finanziamenti (microcrediti3 e altre forme di capitale di rischio), potenziare gli incentivi economici (semplificando i regimi fiscali, riducendo i costi di lavoro, etc.), migliorare la capacità d’innovazione delle PMI, offrire opportuni servizi di sostegno (in materia di formazione, consulenze, creazione di reti, ristrutturazioni, etc.).

Per quanto riguarda la tematica “legiferare meglio” va ricordata la Comunicazione della Commissione del 16 marzo4 che intende definire una strategia globale per una migliore legiferazione lungo tutto il processo legislativo dell’UE; rafforzare l’effettiva applicazione dei principi di proporzionalità e sussidiarietà; sviluppare un quadro esaustivo capace di promuovere la crescita e l’occupazione garantendo la libertà di circolazione in un mercato interno integrato; effettuare la valutazione d’impatto economico, potenziando la trasparenza con la pubblicazione delle tabelle di marcia soprattutto in termini di consultazione pubblica.

Già alcuni anni fa la Commissione aveva preso in esame alcune tematiche trattate successivamente dallo “Small Business Act”. È il caso di quanto deciso nel COM (2005) 551 del 10 novembre. La Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, istituisce nell’ambito del programma comunitario di Lisbona, un quadro politico per le iniziative a favore delle PMI a livello comunitario e dei singoli Stati membri. Fissa una serie di obiettivi, tra i quali dare un impulso alla politica per le PMI, so-3 L. Becchetti, Il microcredito. Una nuova frontiera per l’economia, Bologna, il Mulino, 2008.

4 Ci riferiamo alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo Una migliore regolamentazione per la crescita e l’occupazione nell’Unione europea, COM (2005) 97 definitivo, Bruxelles del 16 marzo 2005

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stiene delle iniziative specifiche, come la promozione dello spirito imprenditoriale e delle competenze, il miglioramento dell’accesso delle PMI ai mercati, la riduzione delle pastoie burocratiche, la valorizzazione delle capacità di crescita delle PMI, il consolidamento del dialogo e la consultazione con le PMI.

A conclusione del Consiglio europeo della primavera 2006, furono adottate cinque azioni prioritarie: istituire uno sportello unico “che consenta di avviare un’impresa in modo rapido e semplice”, riducendo ad una settimana il tempo medio necessario per aprire un’azienda; incoraggiare l’imprenditorialità, anche mediante l’istruzione e la formazione imprenditoriale; introdurre il principio che l’assunzione di un primo dipendente dovrebbe richiedere, al massimo, l’intervento di un unico punto di contatto dell’amministrazione pubblica; fare del principio “Pensare soprattutto in piccolo” (Think Small First) il principio guida in relazione a tutta la pertinente legislazione; facilitare l’accesso al mercato degli appalti pubblici.

@2. Uno “Small business act” per l’ Europa

Merita un particolare approfondimento la Comunicazione della Commissione del giugno 2008 (“Small Business Act” – SBA)5, che può considerarsi il documento base per una politica dell’UE per le PMI.

Per orientare la formulazione e la realizzazione delle politiche a favore delle PMI, la Commissione ha individuato dieci principi, ritenuti essenziali per valorizzare le iniziative a livello dell’UE, creare condizioni di concorrenza prioritaria per le PMI e migliorare il contesto giuridico e amministrativo nell’intera UE.

Per realizzare il I principio occorre far sì che il lavoro autonomo venga preferito a quello dipendente, ciò che al momento accade solo nel 45% dei casi. Occorre sensibilizzare ad intraprendere la carriera di imprenditore e stimolare una mentalità imprenditoriale orientata alla promozione di una gestione socialmente responsabile. I potenziali imprenditori (fra cui giovani, donne, im-5 Comunicazione della Commissione delle Comunità europee del 25 giugno 2008 intitolata Una corsia preferenziale per la piccola impresa – Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (un "Small Business Act" per l'Europa) (COM 2008/0394)

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migrati) devono essere in condizione di trasformare le loro ambizioni in progetti di successo. Programmi scolastici ad hoc, semplificate condizioni per subentrare nelle imprese (soprattutto in quelle familiari) e la costruzione di un miglior ambiente per le imprese non possono che stimolare al rischio imprenditoriale tanti soggetti dotati di vero e proprio talento.

A tal proposito, riteniamo meritevoli d’attenzione l’iniziativa recentemente varata dalla Commissione “Erasmus per giovani imprenditori” (tesa a promuovere lo scambio di esperienze e di formazione) e la costituenda rete europea di imprenditrici – ambasciatrici, nonché l’invito agli Stati membri a far sì che l’imposizione fiscale (tasse sulle donazioni, sui dividendi, sul patrimonio, etc.) non sia di ostacolo al trasferimento delle imprese.

Quanto previsto dal II principio rappresenta una nuova politica per affrontare il tema delle imprese a rischio e degli effetti negativi dei fallimenti commerciali. Si tratta della cosiddetta “politica della seconda possibilità” nei confronti di imprenditori onesti che siano incorsi nell’insolvenza. In Europa ogni anno circa 700.000 PMI falliscono, con la perdita di 2,8 milioni di posti di lavoro. Viene sottovalutato il potenziale economico di coloro che ritentano, verso i quali emerge presso l’opinione pubblica un atteggiamento negativo6. Nei casi di bancarotta non fraudolenta è opportuno – alla luce dell’eccessiva e onerosa durata delle procedure fallimentari – limitare la durata delle procedure legali di scioglimento di un impresa a un anno7.

Il suggerimento di promuovere con campagne d’informazione pubblica un...

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