Introduzione

AuthorFranco Frattini
Pages19-34

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@Audizione dinanzi alla commissione libe, discorso introduttivo del Vice Presidente designato Franco Frattini 15 novembre 2004

Signor Presidente, onorevoli deputati, sono veramente contento di essere qui oggi. Ho lavorato con entusiasmo per contribuire all’accordo sulla Costituzione europea, e sarei entusiasta di poter contribuire, anche alla luce della Costituzione appena firmata, alla costruzione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

Nella mia carriera di magistrato e poi di servitore della pubblica amministrazione, e come uomo di Governo ho sempre seguito con grande attenzione questa materia.

Nelle mie funzioni di Ministro degli affari esteri, ho tenuto nella massima considerazione il ruolo fondamentale – istituzionale e politico – svolto da questo Parlamento. Con lo stesso spirito, sarei pronto a lavorare a stretto contatto con questa Assemblea nei prossimi cinque anni.

Le nostre istituzioni possono e debbono cooperare a fondo, perché è comune l’obiettivo di realizzare politiche che rispondano alle legittime aspettative dei no stri concittadini.

Il Consiglio europeo, del resto, ha aperto la strada ad un più ampio coinvolgimento del Parlamento adottando il “Programma dell’Aja”, che ha largamente beneficiato delle indicazioni contenute nella vostra Raccomandazione.

Vi dichiaro quindi il mio convinto impegno perché gli obiettivi del nuovo Programma vengano conseguiti con efficienza, trasparenza e spirito di cooperazione.

Tra le prime preoccupazioni del nuovo Commissario vi sarà la preparazione del Piano d’azione per attuare il Programma dell’Aja. Esso conterrà proposte di iniziative concrete, un calendario per la loro adozione ed attuazione e un’ampia consultazione che vedrebbe nel Parlamento europeo uno degli attori principali.

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Come voi, anch’io desidero vedere la codecisione e il voto a maggioranza qualificata applicati nel processo legislativo nel più ampio numero di settori.

E in questo senso sono cosciente dell’importanza della decisione presa il 5 novembre dal Consiglio europeo, di invitare cioè il Consiglio ad adottare una decisione basata sull’articolo 67, paragrafo 2 del Trattato CE. Mi rammarico invece che il Consiglio europeo abbia escluso dalla nuova procedura decisionale il settore della immigrazione legale.

Mi farò guidare nella mia azione dall’importante eredità lasciatami da Antonio Vitorino. I suoi successi sono stati davvero straordinari. Egli è riuscito ad instaurare con gli altri attori istituzionali quella solida fiducia che ci consente oggi di immaginare la transazione al metodo comunitario in questioni importanti come asilo ed immigrazione.

Questo Parlamento ha poi richiesto di promuovere le libertà e i diritti fondamentali attraverso le politiche connesse allo Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia. La Carta europea dei diritti fondamentali è ora parte di quel Trattato che gli Stati membri hanno firmato e già iniziato a ratificare. Mi sono molto impegnato, nei lavori della Conferenza intergovernativa sotto la Presidenza italiana, affinché la Carta dei diritti fondamentali acquistasse rango costituzionale. Pertanto, se sarò nominato ispirerò tutte le mie azioni al rispetto ed alla promozione dei diritti fondamentali. Intendo in particolare vigilare perché sia assicurato un corretto equilibrio tra le esigenze della libertà e quelle della sicurezza. L’Agenzia europea per i diritti fondamentali deve vedere rapidamente la luce.

Inoltre, seguendo le indicazioni del Presidente designato Barroso, lavorerò in stretta collaborazione con i miei colleghi per integrare le politiche di non discriminazione all’interno di tutte le altre politiche contemplate dai Trattati.

Permettetemi ora di presentare brevemente quelle che considero le priorità per l’azione della Commissione nel settore “libertà, sicurezza e giustizia” nei prossimi cinque anni.

Innanzitutto, l’immigrazione legale: è un tema delicato, lo sapete. Richiede una risposta europea comune capace di definire, come da voi stessi domandato, un quadro legislativo coerente.

Le evoluzioni demografiche ed i differenti livelli di sviluppo economico richiedono una coerente strategia europea per la gestione dell’immigrazione.

In questo quadro il processo di consultazione in materia sarà avviato con la pubblicazione di un Libro verde, che porterà entro la fine del 2005 al varo di un Programma pluriennale sulla migrazione legale. Ovviamente il Piano sarà coerente con le disposizioni della Commissione in materia di gestione dei flussi migratori.

Immediato deve essere il rafforzamento della lotta contro l’immigrazione clandestina: dobbiamo sconfiggere definitivamente bande di criminali senza scrupoli che sfruttano il desiderio e le speranze di coloro che desiderano emigrare.

La cooperazione con i paesi terzi è fondamentale e la futura Commissione deve collaborare più strettamente con essi e con l’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati.

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Le norme in materia di asilo devono essere eque, coerenti e pienamente in linea con il diritto internazionale, anzitutto della Convenzione di Ginevra del 1951.

Il quadro giuridico relativo all’arrivo dei migranti deve essere chiaro e definito nonché applicato correttamente in tutto il territorio dell’Unione.

Venendo ora all’integrazione, il suo potenziamento è necessario per valorizzare al meglio l’impatto positivo del fenomeno migratorio sulle nostre società e sulle nostre economie.

I tragici avvenimenti, che hanno scosso di recente i Paesi Bassi, mostrano chiaramente quale importanza rivestano questi temi per tutti gli Europei, indipendentemente dalle appartenenze e dalle religioni.

Il futuro Trattato costituzionale farà fare all’Unione progressi reali nell’adozione di misure di incentivo e di sostegno perché gli Stati membri siano in grado di promuovere politiche più efficaci in materia di integrazione.

È un settore in cui il rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità fa sì che le soluzioni più adeguate alle esigenze dei singoli gruppi di immigrati siano soprattutto quelle elaborate a livello locale come suggerito anche nel Manuale europeo di integrazione degli immigrati che la Commissione ha appena presentato alla Conferenza ministeriale di Groningen.

Desidero ora venire alle relazioni tra la tutela della Sicurezza e quella della Libertà.

Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e dell’11 marzo 2004 hanno cambiato le nostre vite e modificato radicalmente il nostro atteggiamento nei confronti della sicurezza.

È vero che il terrorismo non è un fenomeno nuovo per molti paesi europei ma nuovi sono i suoi obiettivi: i cittadini comuni, gli spazi della nostra vita quotidiana. Oggi, quindi, la sfida cui dobbiamo far fronte è ancora difficile.

La nostra libertà di movimento che non ha precedenti nella storia europea. E questa libertà rappresenta anche uno dei cardini della nostra prosperità economica.

Ma se questa nostra libertà aumenta, aumentano anche le responsabilità e le nostre misure di sicurezza devono essere affidabili ed efficaci per proteggerla dalle vecchie e nuove minacce e dagli abusi.

La tecnologia può aiutarci a far fronte a questa sfida, ma dobbiamo usarla con saggezza.

Dobbiamo trovare un equilibrio corretto tra gli spazi di libertà inviolabili di ciascuno e la sicurezza, che è diritto della collettività e di ciascun individuo.

La lotta contro la criminalità e il terrore richiede informazioni, ma anche di poter disporre di principi comuni per la raccolta e l’accesso alle stesse. Ciò sarà al centro di una prossima iniziativa della Commissione; avrò cura particolare del diritto alla riservatezza, e terrò stretti contatti con le autorità competenti in materia.

Il Piano d’azione aggiornato sulla lotta contro il terrorismo definisce un calendario dettagliato che dovrà orientare il lavoro delle Istituzioni nei prossimi anni.

Il mio futuro lavoro si baserà sulle quattro comunicazioni che la Commissione ha di recente adottato in materia ed attendo di poter dialogare con i vostri relatori in materia.

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Questo Parlamento ha dichiarato l’11 marzo “giornata europea di commemorazione delle vittime del terrorismo” e il Consiglio europeo ha invitato la Commissione “ad assicurare in via d’urgenza l’attribuzione dei fondi disponibili nel bilancio 2004 per il sostegno alle vittime del terrorismo.”

La Commissione sta attuando un progetto pilota, sollecitato dal Parlamento, a favore del finanziamento di progetti che aiutino le vittime sopravvissute a superare il trauma e permettano di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla minaccia del terrorismo.

ONOREVOLI DEPUTATI EUROPEI,

Auspico un’Europa in cui la giustizia sia una realtà per tutti, ovunque ci si trovi. Nonostante le diversità dei nostri ordinamenti giuridici, di cui andiamo giustamente fieri, noi europei condividiamo una comune “cultura giudiziaria europea”.

I cittadini e le imprese dell’Unione devono sapere che possono avere accesso ad una giustizia efficace, indipendentemente dallo Stato membro in cui si trovino ad agire. E devono sapere anche che le decisioni saranno attuate.

In campo penale, le frontiere non devono più costituire un ostacolo per assicurare i criminali alla giustizia e per eseguire efficacemente le sentenze.

In concreto, nei prossimi cinque anni dobbiamo affrontare due sfide: la prosecuzione del programma di mutuo riconoscimento e l’adozione delle necessarie misure dirette a creare un reale clima di fiducia reciproca.

Dobbiamo dunque rafforzare i programmi per la libera circolazione delle decisioni giudiziarie in campo sia penale che civile.

Ma il mutuo riconoscimento dipende dalla fiducia reciproca fra giudici ed operatori del diritto. Questa fiducia nasce dall’esperienza, dalla conoscenza e dalla formazione, ma richiede anche un adeguato grado di ravvicinamento normativo.

Ma il mio obiettivo non è sviluppare un codice penale unico per l’Europa. Tutt’altro. Occorre però una maggiore attenzione, rispetto al passato, alle garanzie delle persone...

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