Prassi dell’amministrazione finanziaria e diritto dell’Unione Europea

AuthorClotilde Celorico Palma - Diogo Leite de Campos
Pages149-173

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Vedi nota 1

@1. La struttura dell’amministrazione fiscale portoghese

L’Amministrazione Fiscale portoghese è essenzialmente composta dalla Direzione Generale delle Imposte e dalla Direzione Generale delle dogane e delle accise, entrambe incardinate all’interno del Ministero delle finanze.

Alla Direzione Generale delle Imposte è attribuita la funzione di amministrare l’imposizione sui redditi, sulla proprietà e sul consumo, oltre alle altre imposte che le dovessero essere attribuite dalla legge. La funzione della Direzione Generale delle Dogane e delle Accise consiste invece in una duplice attività: da un lato, infatti, questa Direzione si occupa del controllo ai fini economici e fiscali sui beni provenienti dall’esterno del territorio comunitario e diretti sul mercato nazionale portoghese, con lo scopo di tutelare la sicurezza e la salute pubblica e, dall’altro, si occupa della gestione di speciali imposte sui consumi.

In seguito al memorandum d’intesa siglato tra il Governo portoghese e la Troika il 17 maggio 2011, relativo alle specifiche condizioni di politica economica, il Governo portoghese ha previsto entro breve termine la fusione delle due Direzioni in un’unica Direzione. Peraltro il suddetto progetto era già stato annunciato anche prima della sua formalizzazione nell’accordo.

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@2. L’Amministrazione Finanziaria e il diritto comunitario

Lo scopo del presente contributo consiste nell’analisi circa la coesistenza della prassi amministrativa nazionale con il diritto comunitario, affrontando il tema da una duplice prospettiva: ex ante ed ex post.

Nella prospettiva ex ante si andrà ad esaminare l’influenza che le norme del diritto comunitario esercitano sulla legislazione nazionale portoghese, mentre nella prospettiva ex post si esaminerà in quale misura l’applicazione pratica delle norme interne da parte dell’amministrazione finanziaria sia conforme al diritto comunitario.

Al fine di realizzare gli obiettivi che caratterizzano questa studio, appena indicati, è opportuno analizzare alcune delle più recenti procedure d’infrazione che coinvolgono il Portogallo, così da descrivere la situazione attuale dei rapporti tra prassi e diritto comunitario, nonché alcuni successivi adattamenti delle norme interne nell’interpretazione dell’amministrazione finanziaria.

@3. Procedure d’infrazione

@@3.1. Cause pendenti avanti alla Corte di Giustizia

@@@3.1.1. Agenzie di viaggi

Il primo procedimento di infrazione rilevante ai fini del presente contributo, attualmente in attesa di giudizio avanti alla Corte di Giustizia, è stato presentato dalla Commissione Europea nel corso del 2011 e concerne la non conformità della legislazione IVA portoghese caratterizzata dal cosiddetto "regime speciale del margine di profitto", che si applica alle agenzie di viaggio qualora cedano pacchetti vacanze ai turisti. A parere della Commissione, infatti, il Portogallo avrebbe applicato le disposizioni speciali in modo errato, determinando una distorsione della concorrenza tra agenzie di viaggio.

Il problema consiste nel fatto che il regime speciale non trova applicazione nell’ipotesi di cessione di pacchetti vacanza effettuata tra aziende. Pertanto, in particolare le cessioni di pacchetti vacanza tra agenzie di viaggio con lo

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scopo di rivendere i medesimi pacchetti ai clienti finali sono escluse dall’applicazione del suddetto regime.

Al contrario, la Commissione ritiene che il Portogallo (oltre ad altri sette Stati membri) non abbia applicato il regime correttamente, ammettendo a godere del regime speciale anche le cessioni tra imprese, determinando in tal modo una distorsione della concorrenza tra le stesse agenzie in quanto, alcune di esse si assumerebbero un onere fiscale superiore rispetto alle altre.

@@@3.1.2. Tassazione sui dividendi in uscita

Un’ulteriore procedura d’infrazione depositata dalla Commissione nei confronti del Portogallo, concerne l’effetto discriminatorio prodotto dalle imposte reddituali portoghesi sui dividendi in uscita. La Commissione ritiene infatti che, in alcuni casi, la legislazione fiscale portoghese possa imporre un livello di imposizione sui dividendi in uscita, vale a dire pagati a società estere, maggiore rispetto ai dividendi nazionali, cioè quelli pagati a società nazionali. La normativa portoghese, infatti, mentre prevede una percentuale di imposizione pari a zero, o comunque molto bassa, per la tassazione dei dividendi nazionali, al contrario prevede, per la tassazione dei dividendi in uscita, una ritenuta alla fonte che potrebbe raggiungere anche il 20%.

Pertanto la Commissione ha ritenuto che tale disposizione normativa interna costituisca una limitazione alla circolazione dei capitali e alla libertà di stabilimento, in quanto potrebbe costituire una violazione della giurisprudenza della Corte di Giustizia e, in particolare, della sentenza Denkavit2, nella quale la Corte ha affermato il principio per cui i dividendi in uscita non possono subire una tassazione più elevata di quella che grava sui dividendi nazionali nel paese d’origine.

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@@@3.1.3. Regime forfettario per l’agricoltura

Un’ulteriore procedura d’infrazione proposta dalla Commissione nei confronti del Portogallo riguarda il regime forfettario IVA applicabile agli agricoltori.

Per quanto riguarda l’agricoltura, la Direttiva IVA prevede che qualora l’applicazione delle regole generali in materia di imposta sul valore aggiunto alle attività agricole rappresenti una difficoltà per queste ultime, gli Stati membri possono prevedere l’applicazione di un regime forfettario finalizzato a garantire la neutralità dell’imposta nei confronti degli imprenditori agricoli.

Tuttavia la Commissione ha ritenuto che il Portogallo, invece di introdurre un regime forfettario per gli imprenditori agricoli, avesse in realtà introdotto un’esenzione dall’IVA per i prodotti forniti dagli imprenditori agricoli, applicabile a meno che l’agricoltore non optasse per il regime IVA generale. Inoltre gli imprenditori agricoli non possono godere dalla compensazione dell’imposta pagata per l’acquisto dei fattori della produzione all’interno di un range variabile dal 5% fino al 12%, pertanto la Commissione ha ritenuto che il regime forfettario portoghese non rispetti gli obiettivi per il quale è stato istituito e sia quindi non conforme alla direttiva IVA.

@@@3.1.4. Tassazione dei redditi percepiti dai non residenti

Nel marzo del 2010 la Commissione Europea ha criticato le disposizioni fiscali portoghesi in materia di tassazione dei redditi percepiti da soggetti non residenti ed ha esortato il Portogallo a modificare le suddette norme, ritenendole sproporzionate, discriminatorie ed in contrasto con le libertà fondamentali sancite nel Trattato UE.

Infatti nel sistema portoghese i non residenti sono soggetti all’imposta personale sul reddito determinata al lordo di deduzioni e detrazioni e con aliquota proporzionale, mentre per i residenti l’imposta è determinata al netto delle deduzioni concesse dalla legge ed è caratterizzata da aliquote progressive. E’ opinione della Commissione che le suddette differenze possano determinare un trattamento fiscale meno favorevole per i non residenti rispetto ai residenti, ponendosi in tal modo in conflitto con le

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libertà di prestazione di servizi e di circolazione dei capitali garantite dall’ordinamento comunitario.

In particolare le regole nazionali che hanno determinato il giudizio negativo della Commissione prevedono, da un lato, l’esclusiva applicazione ai residenti delle norme che determinano il reddito imponibile attraverso la sommatoria delle singole categorie di reddito previste dall’imposta personale sul reddito nonché della possibilità di dedurre dalla suddetta sommatoria gli oneri deducibili; mentre, dall’altro lato, l’esclusione dei non residenti dall’ambito di applicazione delle aliquote progressive (riservate esclusivamente ai residenti), nonché l’esclusiva applicazione nei loro confronti di ritenute alla fonte a titolo definitivo e l’applicazione di aliquote speciali sul reddito lordo prodotto in Portogallo.

Probabilmente il Portogallo baserà la propria difesa sulle stesse argomentazioni già utilizzate avverso precedenti procedure avviate dalla Commissione Europea, vale a dire, da un lato, sulla necessità delle contestate misure fiscali al fine di contrastare le frodi e, dall’altro lato, sul fatto che tali misure non sono applicabili ai contribuenti residenti in Stati membri dell’Unione Europea o dello Spazio economico europeo con i quali sia in vigore un accordo per lo scambio d’informazioni in materia fiscale (ed infatti, nei predetti casi, il Codice IRS prevede un regime opzionale di tassazione per i non residenti con regole analoghe a quelle stabilite per i residenti).

La Commissione ritiene tuttavia che le suddette misure siano discriminatorie nei confronti dei soggetti residenti in Stati membri con i quali non sia in vigore un accordo per lo scambio d’informazioni.

@@@3.1.5. Imposizione sugli autoveicoli

Nel gennaio 2010 la Commissione Europea ha invitato il Portogallo a riformare la legislazione nazionale relativa alla tassa annuale di circolazione dei veicoli a motore. La richiesta della Commissione è stata avanzata per mezzo di un parere motivato ai sensi dell’articolo 2583 del Trattato UE.

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Come rilevato dalla Commissione, secondo le disposizioni attualmente vigenti in Portogallo, la tassa annuale di circolazione per due veicoli usati in condizioni analoghe viene determinata secondo regole diverse in ragione della data in cui sono stati immatricolati per la prima volta in Portogallo, vale a dire prima o dopo il 1° luglio 2007. Infatti, tale differenza nel metodo di determinazione dell’imposta comporta una tassazione maggiore per i veicoli immatricolati per la prima volta in Portogallo dopo il 1° luglio 1997, rispetto ai veicoli immatricolati prima di tale data. Peraltro, è da precisare come la differenza in argomento nel metodo di...

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