La dottrina italiana nella fase costituente dell'ordinamento giuridico comunitario

AuthorGiandonato Caggiano
PositionStraordinario di Diritto dell'Unione europea nell'Università degli studi di Roma Tre
Pages441-467
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Studi sull’integrazione europea, VIII (2013), pp. 441-467
Giandonato Caggiano*
La dottrina italiana nella fase
costituente dell’ordinamento
giuridico comunitario**
S: Parte I: 1. Premessa, oggetto e prospettive dello studio. – 2. Excursus sul metodo e sui
temi principali affrontati dalla dottrina. – 3. La natura giuridica della CECA. – 4. La natura
giuridica delle Comunità europee. – 5. Le istituzioni della Comunità. – 6. Segue: la Corte di
giustizia. – 7. Le fonti comunitarie. – 8. Segue: la teoria degli effetti diretti. – 9. I diritti fonda-
mentali nell’ordinamento comunitario. – 10. La personalità giuridica e il treaty making power
della Comunità. – Parte II: 1. L’integrazione fra sistema giuridico italiano e norme comunitarie
con il limite dei valori inderogabili dell’ordinamento nazionale (controlimiti). – 2. Il ruolo dello
Stato e delle Regioni italiane nell’attuazione degli obblighi comunitari. – 3. Strumenti per l’at-
tuazione del diritto comunitario.
I.1. Il presente studio ha per oggetto la dottrina italiana nella fase costituente dell’or-
dinamento comunitario, vale a dire dalla nascita delle tre originarie organizzazioni euro-
pee sino all’entrata in vigore dell’Atto unico europeo1. In quel periodo, la dottrina
impegnata nell’analisi dell’integrazione giuridica assunse una forte specializzazione,
determinando progressivamente la fondazione della scienza del diritto comunitario.
È evidente l’assenza di ogni spirito “sciovinistico” nella scelta di circoscrivere
l’oggetto della trattazione alla sola dottrina italiana, in quanto il diritto comunitario/
diritto dell’Unione è per definizione un ambito di ricerca condiviso dai giuristi di
tutti gli Stati membri (e non solo). La specifica attenzione rivolta alla dottrina ita-
liana è motivata dal desiderio di evidenziare e celebrare l’impegno di alcune gene-
razioni di studiosi nella sistemazione e diffusione del diritto comunitario. Peraltro,
la dottrina italiana seppe sempre tenere in debito conto la dottrina straniera, inseren-
dosi con le proprie riviste scientifiche nel concerto europeo della nuova disciplina2.
* Straordinario di Diritto dell’Unione europea nell’Università degli studi di Roma Tre.
** Il presente studio è destinato alla pubblicazione anche negli Atti del Convegno “Riessioni sulla
evoluzione del diritto internazionale in Italia a margine dei 150 anni dell’Unità Nazionale”, svoltosi il
25 maggio 2011 presso l’Università degli studi di Roma Tre.
1 L’Atto unico europeo, rmato a Lussemburgo il 17 febbraio 1986 e all’Aja il 28 febbraio 1986,
entrò in vigore il 1° luglio 1987, GUCE L 169, 29 giugno 1987, p. 1. Per evitare un’inutile appesanti-
mento del testo, la numerazione degli articoli citati nel presente lavoro è quella originaria del Trattato
di Roma, prima della rinumerazione nei Trattati di Amsterdam e Lisbona.
2 Si pensi ad esempio alla nascita della rivista Common Market Law Review (1963). Nello stesso arco
di tempo, due nuove riviste iniziarono le pubblicazioni in Italia: la Rivista di diritto europeo (1961-89) e
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Purtroppo non sempre si manifestò, in ragione della ridotta conoscenza a livello
internazionale della lingua italiana, un reciproco interesse della dottrina straniera.
Nella fase costituente, accanto agli “internazionalisti”, si ritrovarono alcuni stu-
diosi delle discipline “internistiche” maggiormente coinvolte, soprattutto diritto
costituzionale, commerciale e agrario. Quando il Trattato-costituzione allargò a
dismisura l’interesse per la materia, Conforti rivendicò il contributo della dottrina
comunitaria: “Non è il caso che io evochi la vastissima letteratura, alimentata pre-
valentemente ma non esclusivamente da internazionalisti, che già nei primi anni di
vita delle Comunità europee, e successivamente, si è occupata di questo fenomeno
abbastanza sui generis, cercando tra l’altro di determinarne la natura giuridica”3.
Nello stesso senso, Tizzano precisò che la riflessione sul diritto comunitario con-
templava centinaia, forse migliaia di contributi e di scritti di studiosi di diritto inter-
nazionale: “Con ciò, ovviamente, non intendo rivendicare meriti particolari per
questi ‘pionieri’, perché era del tutto naturale che, specie nella fase iniziale del
processo e prima dello sviluppo del diritto materiale comunitario, il maggiore sforzo
di analisi dovesse ricadere sugli studiosi del diritto internazionale”.
Come affermato da Villani, anche se il diritto comunitario nei suoi contenuti
appare più vicino al diritto interno che a quello internazionale, resta la necessità
della padronanza dei principi della materia e di specifici e originali strumenti di
analisi. Pertanto: “L’internazionalista conserva (…) anche nell’ambito del diritto
materiale europeo, un proprio ruolo per ‘veicolare’ categorie, concetti, sistema delle
fonti, competenze giudiziarie, principi quali il primato del diritto dell’Unione, o
l’effetto utile, che il giurista interno dovrà applicare, o dei quali, comunque, dovrà
tener conto, nel contesto giuridico nazionale”4.
In premessa vale la pena di indicare caratteristiche, limiti e prospettive del pre-
sente studio. Il “filo rosso” della trattazione è costituito dal riferimento sinottico fra
le principali problematiche giuridiche, di volta in volta emergenti, e il corrispon-
dente dibattito scientifico5.
Il diritto degli scambi internazionali (dal 1962), a cui venne poi aggiunto l’aggettivo comunitario nel tito-
lo. Gli articoli sul diritto comunitario vennero prevalentemente pubblicati nella Rivista di diritto interna-
zionale, nella Rivista di diritto internazionale privato e processuale (dal 1965); nell’Italian Yearbook of
International Law (dal 1974), nonché in Diritto internazionale (1959-71); in Annuario di diritto interna-
zionale (1965-68). Di grande rilievo il ruolo di molte riviste di diritto interno, tra cui soprattutto Il Foro
italiano (le storiche “colonne” verdi) e le riviste di diritto costituzionale o commerciale/industriale. In
francese, iniziarono ad essere pubblicate: Revue du marché commun (dal 1958); Cahiers de droit européen
(dal 1965); Revue trimestrielle de droit européen (dal 1965). In tedesco: Europarecht (dal 1966).
3 Si tratta del celebre editoriale, scritto a due voci da B. C, Il Diritto dell’Unione Europea,
La dottrina di diritto comunitario: questa sconosciuta, in Il Diritto dell’Unione Europea, 2004, p. 1 ss.;
e A. T, Postilla: I “neocoms” e la “scoperta” del diritto comunitario, ivi, p. 4 ss.
4 U. V, Il diritto dell’Unione Europea è ancora materia per internazionalisti?, in La Comu-
nità Internazionale, 2011, p. 553 ss.
5 Nel presente studio gli autori e i riferimenti bibliograci sono limitati alla dottrina dell’epoca, ad
eccezione degli scritti successivi impostati, in tutto o in parte, alla prospettiva storica. Quest’ultimo criterio
comporta sicure omissioni perché manuali e monograe contengono quasi sempre riferimenti alla dottrina
della fase costituente. Nella prospettiva storica, v. la vasta e articolata ricostruzione anche bibliograca di
G. I, Teorie e ideologie del diritto comunitario, Torino, 2006; E. C, Il contributo
della dottrina italiana all’evoluzione del diritto dell’integrazione europea, in A. T (a cura di), Il
processo d’integrazione europea: un bilancio 50 anni dopo i Trattati di Roma, 2008, p. 31 ss.

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