La Costituzione europea: quale Europa dopo l’allargamento?

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La Costituzione europea: quale Europa dopo l’allargamento?. Maria Caterina Baruffi (a cura di). Padova, Cedam, 2006, pp. VIII-246.

Il volume curato dalla Baruffi raccoglie gli atti del convegno tenutosi alla fine del 2004 nell’Università di Verona e si pone come ideale continuazione del precedente, pubblicato nel 2004 e curato dalla stessa Baruffi, intitolato Il futuro dell’Unione europea. Sviluppi nelle sue politiche, caratterizzandosi per un approccio “interdisciplinare”, che vede gli scritti di studiosi di materie economiche accanto a quelli degli studiosi delle materie internazionalistiche e del diritto dell’Unione europea.

Il volume in commento, come evidenziato nel titolo dello stesso, ha un duplice filo conduttore, costituito dai due principali avvenimenti che hanno visto l’Unione europea protagonista nel 2004. Gli otto contributi raccolti nel volume si soffermano, infatti, per un verso sugli aspetti problematici del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa firmato a Roma il 29 ottobre 2004, per l’altro su alcune delle conseguenze prodotte dall’allargamento ai dieci nuovi Stati membri, realizzatosi a partire dal 1° maggio dello stesso anno (alla tematica dell’allargamento e alle sue conseguenze è dedicato in particolare lo scritto di Vittorio Pederzoli, che si sofferma sulle future implicazioni macroeconomiche dello stesso, e, pur se solo di riflesso, l’analisi condotta da Laura Tomasi sugli status familiari alla luce della direttiva n. 2004/38, che riformula l’intero sistema della libera circolazione dei lavoratori comunitari).

Lo scritto della Baruffi, che apre il volume, è una sintetica analisi del Trattato costituzionale, condotta comparando il testo adottato a Roma con il progetto predisposto dalla Convenzione e mettendo in luce anche le più significative innovazioni rispetto al sistema attualmente in vigore. La valutazione d’insieme del Trattato costituzionale è positiva, “anche se quello che emerge è un sistema in cui gli Stati membri sembrano avere un ruolo sempre maggiore” (p. 21), e la situazione di stallo del processo di ratifica induce a non essere troppo ottimisti sulla sua entrata in vigore. Operando un paragone con il fallimento del “progetto Spinelli”, che aprì la strada all’Atto unico europeo, la Baruffi afferma che, piuttosto che all’entrata in vigore del testo firmato a Roma “è forse più ragionevole pensare all’adozione di un atto più limitato che consenta l’introduzione delle misure ritenute...

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