I vizi dell'atto nel giudizio davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea

AuthorUgo Villani
PositionOrdinario di Diritto internazionale nella LUISS "Guido Carli" di Roma
Pages807-809

Page 807

Carlo Curti Gialdino

Milano, Giuffrè, 2008, pp. XXI-257

Mentre ampia è la bibliografia dedicata ai profili del giudizio di annullamento dell'atto comunitario concernenti gli atti impugnabili, la legittimazione a ricorrere, l'efficacia delle sentenze, minore interesse hanno incontrato, nella dottrina, i vizi dell'atto. Opportuna, pertanto, giunge la monografia qui segnalata, la quale ha come oggetto l'esame di tali vizi.

Il volume si articola in otto capitoli. Dopo avere ricordato, nel primo, i dati normativi concernenti i motivi di ricorso e le differenze rispetto ai procedimenti diversi da quello di annullamento, nel secondo capitolo l'autore si sofferma anzitutto sulle origini dei vizi dell'atto, previsti dal diritto comunitario, origini da ricercare prevalentemente nel modello francese di giustizia amministrativa. In proposito egli nota, peraltro, come la Corte di giustizia abbia evitato di "farsi imprigionare nelle gabbie definitorie d'Oltralpe", dando prova di ampia autonomia e muovendosi, anche in questa materia, nell'ottica della specificità del sistema comunitario e tenendo conto delle sue peculiari esigenze. Si sofferma, quindi, sui rapporti fra i quattro vizi enunciati dall'art. 230 del Trattato CE, rilevando che, malgrado la possibilità di sovrapposizione tra gli stessi (in fondo tutti riconducibili alla violazione del Trattato e di regole relative alla sua applicazione), la loro diversificazione offre al ricorrente la possibilità di precisare in maniera più articolata le ragioni dell'impugnazione. Ê particolarmente sottolineata la distinzione tra i vizi attinenti alla legalità "esterna" dell'atto (incompetenza e violazione delle forme sostanziali) e quelli concernenti la legalità "interna" (violazione del Trattato e sviamento di potere), mettendo in luce le conseguenze giuridiche di tale distinzione. Nel terzo capitolo l'autore esamina la categoria, non prevista espressamente dal Trattato, ma risultante dalla giurisprudenza e accolta dalla dottrina, della inesistenza (o nullità assoluta) dell'atto comunitario. Egli afferma, alla luce delle precisazioni della Corte di giustizia, che tale sanzione eccezionale è configurabile solo in presenza di una irregolarità che sia non solo particolarmente grave e "grossolana", ma anche evidente e riconoscibile ictu oculi. La rilevanza pratica della inesistenza emerge dall'osservazione che, da un lato, essa opera di diritto e può essere fatta valere in ogni Page 808 tempo e da...

To continue reading

Request your trial

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT