Conclusioni

AuthorFrancesco Gabriele
Pages197-226
1. Ringrazio davvero di cuore gli organizzatori di questo Semina-
rio per il di certo duplice onore che mi hanno voluto fare affidandome-
ne le conclusioni e combinandolo, per così dire, anche sotto il profilo
tematico, con la recente pubblicazione di questo mio lavoro. I nessi tra
i rispettivi temi, in effetti, sono molto stretti e, come vedremo, vanno
al di là di quelli derivanti dal fatto, pur centrale, per cui una costituzio-
ne è comunque la premessa ed il contesto in cui tutto, di un ordinamen-
to, e, quindi, anche il governo dell’economia, è, o dovrebbe essere,
svolgimento, sviluppo ed attuazione dei suoi valori e dei suoi principi
anche se spesso proprio lo svolgimento, lo sviluppo e l’attuazione,
benché, condizionati dai primi, che comunque ne sono, o dovrebbero
essere, almeno un limite, finiscono spesso con il contribuire, in varia
misura, e specie nel corso del tempo, a concretamente orientarli e de-
finirli non senza incidenza, magari, perfino sul presumibile, originario
significato. Mi complimento sinceramente, inoltre, per l’alto livello
delle relazioni anche se ciò rende più arduo il compito di chi deve al-
meno tratteggiare delle conclusioni volendo bensì tenerne conto, ov-
viamente, ma non mediante un mero riepilogo, che, in quanto tale, non
solo sarebbe sicuramente esposto al rischio di infedeltà, sia pure invo-
lontaria, ma risulterebbe di certo inutilmente ripetitivo. Procedendo,
allora, secondo un filo conduttore che, mi auguro, risulti comprensibi-
le e valga, soprattutto, ad aggiungere almeno qualche altro spunto di
riflessione su quanto abbiamo ascoltato e sul Seminario nel suo com-
plesso, inizierò rilevando che, di certo, il termine “governo”, di cui al
titolo del nostro incontro, non è stato usato nel senso che un governo
dell’economia nell’Unione europea senz’altro esista (pur nei limiti di
una nozione “corrente” di esso, una assolutamente univoca ed oggetti-
va probabilmente non esistendo), ma solo per indicare in via di prima
CONCLUSIONI
di Francesco Gabriele
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approssimazione un tema, o, meglio “il” tema del Seminario, fermo
restando che non solo il modo di essere di tale governo, ma perfino la
sua esistenza in quanto tale e, comunque, la sua eventuale diversa, più
complessa ed articolata natura sarebbe emersa, invece, proprio dai la-
vori del Seminario sia pure nella ovvia convinzione che, come per tut-
ti i seminari, il suo compito non fosse, o, almeno, non dovesse essere
quello di risolvere, ma di aiutare a capire i problemi anche se, magari,
al costo, solo, però, apparente, di complicarli ulteriormente.
Siamo, così, in un certo senso, già nel pieno della prima delle rela-
zioni che abbiamo ascoltato, cioè in quella della professoressa Françoi-
se Fraysse, recante, sia pure nella sua lingua, proprio lo stesso titolo
del seminario. La diversa disponibilità, per così dire, degli Stati mem-
bri nei riguardi di un pieno ed effettivo governo europeo dell’econo-
mia, che è come dire una rinuncia di sovranità pressochè piena nella
materia, pur essendosi andata variamente contenendo, o riducendo, nel
corso del tempo, resiste e sussiste certamente in notevole misura, come
è dimostrato dalle posizioni della Francia e della Germania, cioè di
due Paesi importanti e fondatori, ma anche, per es., dell’Inghilterra e
perfino di taluni membri di più recente adesione, dei quali, tra l’altro,
non può e non deve sottovalutarsi, ritengo, la maggiore difficoltà ad
adeguarsi, per così dire, o ad armonizzarsi, atteso che troppo diversa è
la loro situazione di partenza e troppo poco, in qualche modo, il tempo
a disposizione, che, comunque, è stato maggiore, e più naturalmente
“graduale”, proprio per i Paesi fondatori (per giunta già originaria-
mente più omogenei, o meno eterogenei, tra loro) non senza conside-
rare, per alcuni dei più “giovani” soci, perfino diversità di fondo asso-
lutamente non indifferenti. Ne deriva la necessità di registrare, di
conseguenza, se non l’assenza, almeno la carenza, o l’insufficienza di
un vero governo economico nell’Unione europea, magari anche re-
sponsabile davanti al parlamento europeo, pur oscillandosi continua-
mente, per così dire, come ci è stato fatto notare, e con esiti temporanei
a mio avviso alterni ed irregolari, tra “pressione” e “non costrizione”,
tra “coordinamento”, più meno “aperto” (MAC), ed “armonizzazio-
ne”, tra “patto di stabilità e di crescita” e conseguenti “programmi” più
facili da elaborare e proclamare che da attuare benché le complesse e
faticose politiche di bilancio, sia pure quanto meno nei saldi di fondo,
per così dire, dovrebbero comunque risultarne limitate ed in qualche
misura omogenee, o omogeneizzate, o, almeno “coerenti”. In realtà, la
stessa politica monetaria, pur comune, ma, come sappiamo, non a tut-
ti i Paesi membri (non tutti avendo adottato l’euro), non si adatta facil-
mente alla specificità delle singole situazioni formalmente coinvolte, e

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