La Cour Commune de Justice et d'Arbitrage della Organisation pour l'Harmonisation en Afrique du Droit des Affaires (OHADA): peculiarità e influenze alla luce dell'integrazione giuridica europea

AuthorAlberto Oddenino
ProfessionRicercatore di Diritto internazionale nell'Università degli Studi di Torino
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1. Come è ben noto, enormi sono le potenzialità di sviluppo del continente africano, dotato di ingentissime risorse umane e naturali. Dopo l’accesso di molti Stati africani all’indipendenza, la creazione di organizzazioni internazionali ha costituito un potente volano per lo sviluppo di dette potenzialità1. Ciò ha comportato, talora, un ingente cambio di paradigma, che ha investito l’essenza e le finalità stesse del diritto africano e lo ha condotto ad aprirsi alle dinamiche e alla logica della globalizzazione, dotandosi di un più elevato gradiente giuridico e dunque di una maggiore capacità di dialogo in dimensione transnazionale2.

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Ciò è avvenuto in maniera particolarmente evidente per gli Stati della cosiddetta zona Franca, che hanno ereditato al momento dell’indipendenza sistemi giuridici fortemente ispirati a quello dell’ex colonizzatore francese. In questo contesto geografico, sociale e culturale, già caratterizzato da tratti comuni, l’ulteriore intento di unificazione e modernizzazione del diritto commerciale, e con esso del diritto tutto connesso con le attività di contenuto economico, ha costituito una priorità finalizzata all’apertura delle economie nazionali agli investitori stranieri3. È questo, precisamente, il contesto che ha contrassegnato la nascita della Organisation pour l’Harmonisation en Afrique du droit des Affaires (di seguito OHADA), fondata sul Trattato di Port Louis del 17 ottobre 19934.

L’OHADA ha preso forma piuttosto rapidamente, nel corso di una serie di vertici che hanno coinvolto capi di Stato e di governo appartenenti ai diversi Paesi africani della zona Franca. In seguito ad un vertice tenutosi nel 1991 a Ouagadougou (Burkina Faso), i cui risultati sono stati confermati in un successivo vertice svoltosi nell’ottobre dello stesso anno a Parigi, i ministri delle Finanze dei Paesi interessati hanno affidato a un gruppo di tre giuristi, denominato “Direttorio” e presieduto da sua eccellenza M. Kéba M’Baye, (primo Presidente onorario della Corte Suprema del Senegal, ex Presidente della Corte costituzionale senegalese, ex giudice nonché VicePresidente della Corte internazionale di giustizia), il compito di valutare la fattibilità del progetto su un piano politico e tecnicogiuridico. I lavori di questo gruppo di giuristi, volti ad individuare gli strumenti per l’armonizzazione e il campo di estensione materiale della medesima, hanno condotto alla redazione di un Progetto di Trattato OHADA, che è stato approvato nell’ottobre del 1992, durante il vertice di Libreville, dopo due seminari di discussione tenutisi a Dakar e Abidjan ed aperti ai diversi attori giuridici ed economici. Conseguentemente, il 17 ottobre 1993, il Trattato è stato

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firmato da 14 Stati africani, durante il vertice di Port Louis (isole Mauritius), entrando in vigore il 18 settembre 1995, con il deposito della settima ratifica5.

In seguito a nuove adesioni, l’OHADA conta attualmente diciassette Stati membri6. L’Organizzazione peraltro, alla stregua dell’art. 53 del Trattato OHADA, è aperta a tutti gli Stati che vi vogliano aderire, siano essi membri o non membri dell’Unione Africana (OUA): vi è in relazione a ciò solo una differenziazione di procedura, perché per gli Stati membri è previsto un semplice meccanismo di adesione, mentre per quelli non membri è prescritta la necessaria previa formulazione di un invito ad aderire, che è espressione di una comune intesa fra gli Stati OHADA.

Sono a tal proposito numerosi, oggi, gli Stati africani che manifestano interesse per il processo di unificazione giuridica concretizzato dall’OHADA. Emerge con chiarezza, in relazione a ciò, la piena vocazione dell’OHADA all’ampliamento delle proprie prospettive geografiche originarie. Si pone attualmente, con tratti di sempre maggiore concretezza, l’obiettivo di ampliare vieppiù una sorta di spazio giuridico comune, che è percepito come la migliore risposta alle esigenze di apertura verso il portato globalizzante degli attori economici stranieri. Detto obiettivo, che funge da potente catalizzatore anche verso realtà di diritto africano differenti e non prossime, concretizza indubbiamente la sfida futura dell’OHADA, anche e soprattutto in relazione al problema del multilinguismo. Esso peraltro, lungi dall’essere prospettiva di mero ius condendum, è certamente già preconizzato, e in certo modo incorporato, nello stesso testo del Preambolo del Trattato istitutivo, ove è espressa la vocazione dell’OHADA a dialogare con e ad espandersi verso un panorama africano più vasto7.

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2. Nel dare rapidamente conto degli obiettivi dell’organizzazione e della sua struttura istituzionale è necessario tenere conto della recentissima entrata in vigore del Trattato di revisione, che inserisce alcune significative novità8.

Gli obiettivi principali dell’Organizzazione, indicati nell’art. 1 del Trattato istitutivo, sono: l’armonizzazione del diritto degli affari negli Stati membri, attraverso l’elaborazione e l’adozione di regole comuni semplici, moderne e adatte alla situazione delle loro economie; la realizzazione di procedure giurisdizionali appropriate; la promozione del ricorso all’arbitrato per la risoluzione delle controversie contrattuali. Si tratta evidentemente di obiettivi ambiziosi e profondamente interconnessi fra loro, che richiedeno una adeguata articolazione strutturale e l’esistenza di strumenti di posizione normativa incisivi ed efficaci.

Dal punto di vista strutturale9, l’art. 3 del Trattato, così come risultante dalla recente revisione, contempla come organi dell’Organizzazione, oltre alla Corte Comune di Giustizia e di Arbitrato (CCJA) di cui si tratterà più diffusamente, la Conferenza dei Capi di Stato e di Governo, il Consiglio dei Ministri, il Segretariato Permanente e la Scuola Regionale Superiore di Magistratura (ERSUMA).

In particolare, la Conferenza dei Capi di Stato e di Governo è istituzione di nuova introduzione, ed è concepita come organo di vertice, dotata del potere decisionale generale che viene esercitato votando vuoi per consensus vuoi, laddove non si formi il medesimo, a maggioranza assoluta degli Stati presenti.

La Conferenza è presieduta dal Capo di Stato o di Governo del Paese che esercita la parallela presidenza del Consiglo dei Ministri, e si riunisce su iniziativa del Presidente o su richiesta di due terzi degli Stati membri. È ad oggi pre-

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maturo valutare l’inevitabile modifica delle dinamiche interistituzionali derivante dall’introduzione di questo nuovo organo, la quale, non a caso, è stata al centro di un certo dibattito10.

Quanto al Consiglio dei Ministri, esso ha fortemente attenuato, con l’introduzione della Conferenza dei Capi di Stato e di Governo quale organo di vertice, la propria caratterizzazione di organo al contempo legislativo ed esecutivo, trasformandosi in organo di prevalente natura esecutiva. Esso riunisce i Ministri delle finanze e i Ministri della giustizia di ogni Stato membro: tale scelta, opportunamente orientata a garantire più pienamente la effettiva assunzione, da parte degli Stati membri, delle responsabilità di natura finanziaria discendenti dalle decisioni in materia commerciale, è peraltro derogata dalla prassi che vede riunire prevalentemente i soli Ministri della giustizia. L’art. 27, comma 2° del Trattato assegna la presidenza annuale del Consiglio dei Ministri secondo una turnazione determinata dall’ordine alfabetico degli Stati membri.

L’organo si riunisce almeno una volta l’anno su impulso del Presidente, ma la convocazione viene ottenuta anche su richiesta di almeno un terzo degli Stati membri. Le deliberazioni sono assunte validamente secondo il criterio che assegna un voto a ciascuno Stato, a patto che siano presenti i due terzi degli Stati membri e che sia raggiunta la maggioranza assoluta degli Stati presenti e votanti. Questo criterio è peraltro derogato in caso di adozione degli atti uniformi: questa, che resta la più importante competenza del Consiglio dei Ministri, contempla il raggiungimento dell’unanimità degli Stati presenti e votanti.

Fra le altre competenze del Consiglio dei Ministri vi sono l’approvazione del bilancio e la contestuale fissazione del contributo a carico degli Stati membri, la nomina del Segretario Permanente e del Direttore generale dell’ERSUMA, l’elezione dei membri della CCJA.

Il Segretariato Permanente è organo amministrativo dell’OHADA, con sede a Yaoundé (Camerun): il suo compito è fornire assistenza agli altri organi e in particolare al Consiglio dei Ministri nell’esecuzione delle rispettive competenze. Al vertice dell’organo siede il Segretario permanente, che è nominato dal Consiglio dei Ministri per un periodo di quattro anni. In concreto, il Segretariato si occupa primariamente della predisposizione del contenuto degli atti uniformi, poi sottoposti all’approvazione del Consiglio dei Ministri, coordinando il lavoro di elaborazione da parte degli esperti. Esso si occupa altresì della prima stesura del programma di armonizzazione futura e, infine, garantisce in permanenza la preparazione del lavoro e delle sedute degli altri organi, provvedendo anche al raccordo e al coordinamento fra di essi.

La Corte Comune di Giustizia e Arbitrato (CCJA) è l’organo giurisdizionale investito dell’interpretazione e dell’applicazione uniforme del Trattato e degli atti derivati, nonché della amministrazione delle procedure di arbitrato sottoposte

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alla sua regolamentazione. Di essa si dirà ampiamente a partire dal prossimo paragrafo.

Infine, la Scuola Regionale Superiore della Magistratura (ERSUMA) è organo di formazione collegato al Segretariato Permanente, con sede a Porto Novo (Benin). Istituita nel 1993, la Scuola intende supplire alle carenze dei sistemi nazionali in tema di formazione giuridica, particolarmente in relazione a quella relativa al diritto uniforme OHADA. Essa, rivolta istituzionalmente ai magistrati e agli ausiliari di giustizia, che sono selezionati ed inviati in pari...

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