Gli anni ´80: successi e limiti del metodo federalfunzionale

AuthorGiulia Maria Gallotta
Pages85-140
85
CAPITOLO TERZO
Gli anni ‘80:
successi e limiti del metodo federal-funzionale
1. Teorie neo-realiste delle relazioni internazionali e la
critica dell’idea di potenza civile
La pubblicazione nel 1979 di Theory of International
Politics di K. Waltz segna il rilancio in chiave sistemica
delle teorie realiste delle relazioni internazionali, in netto
contrasto rispetto alle teorie transnazionali formulate da R.
Keohane e J. Nye ed alla ampia diffusione dei concetti di
interdipendenza ed attore internazionale non statale sulle
quali queste si basano. In un quadro teorico che sottolinea
la priorità analitica della natura del sistema o, per usare le
parole di Waltz della sua struttura, per la comprensione e la
prevedibilità del comportamento dei singoli attori, Waltz
rilancia l’idea della politica internazionale come «anarchi-
ca, orizzontale, decentralizzata, omogenea, non diretta e ca-
pace di mutua adattabilità»1 e della centralità dello Stato
come unico attore internazionale rilevante, al di là di ogni
considerazione sul suo regime interno e al riparo di ogni
possibile influenza da parte di attori sociali nazionali. Ciò è
dovuto al fatto che, in base all’assunto sul carattere anar-
chico del sistema internazionale, gli Stati devono innanzi-
tutto preoccuparsi di garantire la propria difesa, ossia per
usare di nuovo le parole di Waltz «a) ogni Stato può utiliz-
zare la forza se giudica che i fini da raggiungere sono più
importanti dei vantaggi della pace; b) dato che esso è il giu-
dice ultimo del proprio interesse come Stato, ciascuno Stato
può ricorrere alla forza per mettere in pratica le sue politi-
che; c) dato che ciascuno Stato può sempre ricorrere alla
1 Cfr. K. Waltz, Teoria delle relazioni internazionali, Il Mulino,
Bologna 1987 (ed. or. 1979), pag. 216.
86
forza, ogni Stato deve costantemente essere pronto a reagire
a un colpo di forza o esser pronto a pagare il prezzo della
propria debolezza»2.
La linearità degli assunti di base, l’asciuttezza analitica
ed il carattere deduttivo della sua costruzione, la centralità del
tema della sicurezza, la preferenza per una struttura bipolare
della distribuzione della potenza, che garantisce maggiore sta-
bilità rispetto ad una di tipo multipolare, decretano il successo
della teoria di Waltz, specialmente in un contesto storico quale
quello della prima metà degli anni Ottanta, che è caratterizzato
dal riacutizzarsi delle tensioni fra Stati Uniti ed Unione sovie-
tica e rispetto alle quali il neo-realismo sembra dimostrare
una notevole efficacia esplicativa e predittiva.
Se per Waltz la cooperazione fra Stati è precaria e lega-
ta alla leadership di uno Stato guida, e dunque la CEE non
è altro che uno strumento degli Stati Uniti per arginare
l’espansione della sfera di influenza sovietica in Europa, è
H. Bull ad elaborare le conseguenze dell’applicazione del-
le teorie neo-realiste al ruolo internazionale della Comu-
nità europea ed alla sua definizione come potenza civile. In
un saggio del 1983 dal titolo Civilian Power Europe: A
Contradiction in Terms?, l’autore si esprime in termini
molto recisi: «What we do have in Europe is a concert of
states, whose basis is an area of perceveid common inter-
ests among the major powers, and which is reinforced by
wider processes of consultation involving the smaller powers
and international organizations»3. Queste ultime sono per
Bull il Consiglio europeo e la cpe, ossia le sue componenti
più nettamente intergovernative, con buona pace del carat-
tere sovranazionale del processo di integrazione.
Quest’organizzazione può svolgere un’influenza civile
in virtù delle condizioni peculiari del sistema internaziona-
le, rispetto alle quali tuttavia non esercita alcun controllo;
2 Cfr. idem, Man, the State and War. A Theoretical Analysis,
Columbia University Press, New York 1954, pag. 160.
3 Cfr. H. Bull, Civilian Power Europe: A Contradiction in Terms?
in «Journal of Common Market Studies», vol. 21, 1982-83, pag. 163.
87
per diventare un vero attore internazionale, capace di in-
fluenzare attraverso le proprie preferenze il sistema delle
relazioni internazionali, la CEE deve secondo Bull dotarsi
di un armamento nucleare minimo, che avrebbe la funzione
di scoraggiare ogni velleità sovietica di attacco, conferire
alla Comunità una maggiore autonomia rispetto all’alleato
americano e costituirebbe una solida base a partire dalla
quale questa potrebbe continuare a sviluppare le proprie re-
lazioni commerciali e civili4. In linea con la centralità anali-
tica della struttura, è il carattere anarchico del sistema in-
ternazionale a richiedere questo sviluppo: la stessa pace in
Europa, realizzata attraverso la costruzione del processo di
integrazione, non può essere per Bull considerata un dato
acquisito per sempre ma semplicemente una condizione
contingente e non necessariamente duratura5.
Si tratta non solo di una contestazione radicale delle
idee di Duchêne ma della negazione del carattere peculiare
della Comunità: di questa, Bull non riconosce né la specifi-
cità organizzativa né la natura di autentico attore politico.
Per essere considerata tale, non è sufficiente l’azione di dif-
fusione di valori civili attraverso il ricorso alla potenza
commerciale: questa deve avere una solida base in una si-
gnificativa dotazione di armi nucleari per avere realmente
una qualche efficacia.
L’analisi di Bull è troppo improntata ai criteri della teo-
ria neo-realista delle relazioni internazionali perché possa
cogliere l’originalità della Comunità sia in sé, come proces-
so sovranazionale di integrazione fra Stati e società nazio-
nali, sia nelle sue relazioni esterne, affidate a strumenti di-
versi da quelli tradizionali della forza militare, per quanto
inquadrate e limitate dal contesto del confronto bipolare. È
4 Cfr ibidem, pagg. 153-158.
5 «Even the idea that Western European nations costitute a
“security-community” or area of peace is mere whishful thinking, if it
means that war between them could not happen again, and not simply
that it has not happened in recent decades and would not make sense».
Cfr. ibidem, pag. 163.

To continue reading

Request your trial

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT