Modelli di capitalismo, etica e best practice

AuthorFrancesco Losurdo
Pages111-117
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FRANCESCO LOSURDO
MODELLI DI CAPITALISMO, ETICA E BEST PRACTICE
1. Introduzione
Può sembrare sorprendente che si discuta di modelli di capitalismo
ora che inequivocabilmente esso si è imposto come sistema di organizza-
zione e di governance dell’economia più affidabile e senza alternative.
Tuttavia, il fatto che la crisi economica si sia scatenata proprio quando si
riponeva la massima fiducia nel mercato e nella sua capacità di arbitro del
sistema economico mondiale, lascia sospettare che, ancora una volta, esso
non meriti una così incondizionata fiducia e che non possa essere lasciato
senza controllo sociale ovvero privo di una base di valori etici che ne li-
miti l’assoluta libertà nell’interesse della società civile.
Ritorna, quindi, l’esigenza di discutere se il modello di capitalismo
“di merc ato” (sembrerebbe una tautologia visto che il capitalismo o è fonda-
to sul mercato-regolatore o non è capitalismo), debba essere ancorato ad un
sistema di valori e, quanto meno, influenzato da un senso etico che devono
accompagnare i meccanismi di funzionamento del mercato onde mitigare –
visto che la storia economica insegna che non si possono evitare – l’impatto
dei pesanti effetti conseguenti ai fallimenti del mercato e prevenire che que-
sti si scarichino direttamente sulle classi sociali meno protette.
Tanto più che all’orizzonte vanno profilandosi modelli di capitalismo
di recente formazione e ancora poco conosciuti, come ad esempio quello ci-
nese. Questo, sebbene sia “fatto in casa” ed abbia peculiarità proprie, si va
candidando come una possibile via alternativa al capitalismo di mercato, al-
meno tra i paesi che solo di recente si sono orientati verso una progressiva
introduzione del mercato come regolatore del loro sistema economico.
2. Modelli di capitalismo ed etica dell’economia
La crisi economica e sociale in corso è interpretata generalmente
come un evento inaspettato – almeno per durata, estensione e profondità
– e, per questo, a lungo sottovalutato e psicologicamente rifiutato; tuttora
essa è ritenuta superabile entro l’anno che verrà, cioè in un tempo ragio-
nevolmente breve che, tuttavia, si sta facendo via via sempre più lungo,
tanto che nella comune percezione si sta accettando un orizzonte tempo-
rale non ancora definito.

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